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Questo articolo è stato pubblicato il 20 gennaio 2015 alle ore 07:10.
L'ultima modifica è del 20 gennaio 2015 alle ore 09:00.

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TOKYO – Il Fondo Monetario Internazionale ha tagliato le sue stime sulla crescita economica globale per il 2015 e il 2016, nonostante il calo dei prezzi petroliferi e la corsa piu' veloce della locomotiva Usa, e ha spezzato una lancia in favore di politiche monetarie espansive e riforme strutturali che supportino l'espansione dell'economia mondiale. A parte la Russia e altri Paesi suoi ex satelliti, per i principali Paesi la revisione al ribasso piu' drastica rispetto alle stime dell'ottobre scorso riguarda l'Italia, con una riduzione di 0,5 punti percentuali sia per il 2015 sia per il 2016: il Pil reale nel nostro Paese e' ora stimato dall'Fmi – dopo un calo dell'1,9% nel 2013 e dello 0,4% nel 2014 – in recupero solo di un modesto 0,4% quest'anno e dello 0,8% nel 2016 (la performance peggiore tra le economie avanzate).

Nel suo ultimo World Economic Outlook, l'Fmi stima che il Pil globale quest'anno dovrebbe aumentare del 3,5% per poi accelerare al 3,7% l'anno prossimo. In entrambi i casi, si tratta di un ridimensionamento di 0,3 punti percentuali rispetto alle precedenti proiezioni di ottobre. Tuttavia il 2015 vedra' un miglioramento complessivo rispetto al +3,3% del 2014.
Il ridimensionamento annunciato oggi riguarda in buona parte le economie emergenti, con una previsione collettiva di +4,3% nel 2015 rispetto al precedente pronostico di +5%, dovuta anzitutto al taglio delle stime sulla Cina, che dal +7,4% del 2014 scendera' a +6,8% e successivamente a +6,3 per cento (forti ridimensionamenti anche per Brasile e Russia: di quest'ultima si prevede quest'anno una recessione del 3%).

La media della crescita per i Paesi avanzati e' stata leggermente ritoccata al rialzo dal 2,3 al 2,4%, ma solo grazie a migliori indicazioni sull'economia Usa (+3,6% contro il 3,1% stimato lo scorso ottobre). A parte la buona marcia della locomotiva statunitense, le altre economie avanzate mostrano un quadro peggiorato. Per l'Eurozona la stima e' stata tagliata di 0,2 punti percentuali all'1,2% (sia pure in aumento rispetto al +0,8% della stima sul 2014): un ridimensionamento analogo e' stato fatto per la Germania, che dopo un +1,5% l'anno scorso dovrebbe arretrare quest'anno a un +1,3%. L'unico Paese dell'area euro le cui prospettive sono migliorate e' la Spagna, di cui per il 2015 il Fondo prevede una crescita del 2%.

Per il Regno Unito, e' stata confermata la stima di una robusta crescita del 2,7% nel 2015. Limate anche le previsioni di crescita del Giappone a +0,6% quest'anno e +0,8% l'anno prossimo. Il report indica che lo spettro della stagnazione e di una inflazione troppo bassa accumuna Eurozona e Giappone. Fattori potenzialmente positivi (sul piano regionale e anche globale) come il deprezzamento di euro e yen e il calo dei prezzi del greggio – ha dichiarato il capo economista Olivier Blanchard – sono controbilanciati da “persistenti forze negative”, tra cui gli strascichi della crisi finanziaria globale e la riduzione del potenziale di crescita in vari Paesi.

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