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Questo articolo è stato pubblicato il 24 aprile 2015 alle ore 09:43.
L'ultima modifica è del 24 aprile 2015 alle ore 09:43.

Almeno 2,1 miliardi di dollari. Petrobras ha quantificato così il danno provocato dalla corruzione dei suoi dirigenti: uno scandalo di proporzioni enormi, che insieme alla compagnia petrolifera rischia di travolgere l’intera economia brasiliana.
Il bilancio della società, rinviato dallo scorso novembre perché i certificatori di PriceWaterhouse si erano finora rifiutati di firmarlo, mostra anche altre svalutazioni monstre, per 14,7 miliardi di dollari, legate a errori nella pianificazione degli investimenti e in buona parte anche alle impozioni del governo, che costringono Petrobras a svendere i carburanti e a privilegiare i fornitori locali. In aggiunta a tutto questo è arrivato il crollo del petrolio: le quotazioni sono ora ai massimi del 2015 (Brent e Wti ieri hanno rispettivamente superato 65 e 58 $/barile), ma restano quasi dimezzate rispetto a un anno fa.
La tanto attesa pubblicazione del bilancio di Petrobras - finalmente certificato «senza riserve» - ha allontanato lo spauracchio del default, a un passo dallo scadere dell’ultimatum dei creditori: se entro il 30 aprile avesse fatto luce sui conti, la società avrebbe rischiato di dover rimborsare obbligazioni per oltre 50 miliardi di $, in mano a investitori di tutto il mondo. In totale a fine 2014 il debito della compagnia ammontava a 106,2 miliardi, un record assoluto nel settore petrolifero.
«D’ora in poi - giura il ceo Aldemir Bendine, che ha preso le redini della società in febbraio - Petrobras garantisce un ritorno alla normalità nelle relazioni con gli investitori, gli azionisti e i creditori, in Brasile e all’estero». La compagnia è però ben lontana dall’aver risolto le sue difficoltà. Le mega-svalutazioni le sono costate la perdita più pesante nella sua storia: 7,2 miliardi di $ nell’esercizio 2014, il primo concluso in rosso dal lontano 1991.
Petrobras ha deciso di sospendere il dividendo, cosa che non faceva dal 1986 , e annunciato pesanti riduzioni del piano di investimenti, cruciale per sviluppare le ricche risorse petrolifere scoperte in mare nel 2006-2007, che avevano spinto gli analisti ad attribuire un ruolo di primo piano al Brasile nel osddisfare il futuro fabbisogno di petrolio nel mondo. Il capex per il 2015 è stato tagliato a 29 miliardi di $, il 34% in meno rispetto alla media prevista per i prossimi 5 anni, e sarà ridotto di un ulteriore 13% nel 2016. Sono anche previste dismissioni ed è possibile che Petrobras accolga dei partner anche nelle promettenti aree esplorative offshore (ma non nei giacimenti presalini già in produzione).
Il conto delle perdite per corruzione potrebbe anche salire, ha ammesso Bendine. Ma la società considera che siano «recuperabili» e che parte del denaro potrebbe rientrare già in maggio.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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