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Questo articolo è stato pubblicato il 14 maggio 2015 alle ore 06:38.

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Arriva la benedizione dei genitori degli sposi sul matrimonio. I russi di Vimpelcom hanno ufficializzato le trattative per quello che è già stato ribattezzato dalla stampa come la fusione più lunga nella storia delle tlc: quella tra Wind, controllata dal gruppo russo del miliardario Mikhail Fridman, e 3 Italia la compagnia del magnate cinese Li Ka Shing.

Da anni si parla di una possibile integrazione tra le due compagnie, un big da 30 milioni di clienti e circa 76,5miliardi di euro di fatturato: non si contano più ormai le indiscrezioni e i rumors di una fusione. Ma poi non se n’è fatto mai nulla. Troppo distanti le valutazioni e le aspettative, o pretese, dei due uomini d’affari. Adesso però, per la prima volta, una delle due parti coinvolte, esce allo scoperto e ammette l’esistenza di trattative. Un cambio di rotta che lascia ipotizzare come questa possa essere la volta decisiva. Le Tlc sono entrate in una nuova ondata di fusioni, annunciate dalla mega-operazione Verizon-Aol. E in Italia il mercato non èpiù in grado di poter reggere 5 big telco. D’altronde da anni il magnate cinese ha sempre finanziato con risorse proprie la società senza mai chiedere un euro alle banche: ma l’avventura è costata una decina di miliardi. La ricerca di un partner si era finora sempre scontrata con le richieste di Li Ka Shing, disposto a non svendere la sua partecipazione. La soluzione ora sarebbe quella del matrimonio alla pari.

L’amministratore delegato di Vimpelcom, Jean-Yves Charlier, che ieri ha presentato i conti trimestrali del gruppo internazionale (la sede è in Olanda), conti peraltro molto negativi (-30% i ricavi) conferma che la società «è in discussione con Hutchinson riguardo una possibile alleanza paritaria tra Wind e 3 Italia».

Sollecitato dagli analisti sulla possibile tempistica della «joint venture paritetica» in Italia, Charlier, ha poi spiegato solamente che dopo le voci delle ultime 24 ore la società ha «ritenuto fosse appropriato fare una dichiarazione». «Non ci sono certezze che sarà trovato un accordo», ha chiarito, in particolare «la transazione dovrà essere soddisfacente» quanto al debito, vero nodo dell’operazione, servirà «l’approvazione delle autorità». «È troppo presto per noi rispetto a qualsiasi altra considerazione. C’è un considerevole lavoro da fare» per quel che riguarda Wind.

Se si farà, perché non c’è accordo, ci sarà una promozione sul campo per Maximo Ibarra. L’attuale numero uno di Wind sarebbe il ceo del futuro gruppo: il manager è un uomo di mercato e di prodotto, la persona più adatta messa dai russi a capo di Wind mentre l’economia entrava in recessione. E la mossa è stata azzeccata perché oggi Wind a reggere i conti dell’intero gruppo Vimpelcom. In Russia i ricavi sono caduti del 44%, praticamente dimezzati. In Italia invece Wind tiene la «linea del Piave» di quota 1 miliardo di ricavi a trimestre. Il giro d’affari è calato del 5,7%, ma è comunque sopra la fatidica soglia (1,078 miliardi di euro) e appare in miglioramento (relativo), nel senso che il calo è meno forte degli scorsi trimestri. Le condizioni di mercato non sono buone e Wind cerca di limitare i danni e ridurre l’impatto. Il margine operativo lordo è sceso a 406 milioni di euro ( -5,5%), ma visto che la redditività è scesa tanto quanto i ricavi in termini percentuali, il margine è rimasto stabile al 37,7%, un livello definito «da monopolista» da alcuni osservatori. I ricavi da servizi mobili sono quelli che soffrono di meno e sono in maggior recupero (-3,3% nel primo trimestre 2015 contro il -6,7% e il 9% del quarto e terzo trimestre del 2014). Ma ormai la vera miniera d’oro delle Telco è il traffico dato: i ricavi internet mobile si confermano come la forza trainante del business con una crescita pari al 16,5%. I clienti dati hanno raggiunto la soglia degli 11 milioni, in aumento del 16,3%, con un utilizzo medio mensile pari a circa 1,4 gigabyte.

Nel primo trimestre del 2015 Wind ha investito 172 milioni di euro nello sviluppo della propria copertura 4G, che ha superato il 38% della popolazione, e nell’ulteriore rafforzamento della capacità della rete di nuova generazione (Hspa+) per offrire una connessione di alto livello. Per ridurre il debito, uno stock di circa 8-9 miliardi, Wind ha ceduto la società turca Galata a Cellnex Telecom per un corrispettivo pari a 693 milioni di euro. Una parte del ricavato ha permesso di ripagare circa 1,1 miliardi di euro di debito bancario, rifinanziando la parte restante, circa 700 milioni di euro. Questa ultima operazione, assieme alla vendita delle torri di trasmissione ad Abertis Infrastructures (che ha debuttato la settimana scorsa alla Borsa di Madrid) si conclude il processo di rifinanziamento ed efficientamento della struttura del capitale, iniziato lo scorso anno e permetterà un risparmio annualizzato sugli interessi per circa 340 milioni di euro.

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