A un anno e mezzo dalla separazione dei duty free un nuovo, e stavolta inatteso, spin-off potrebbe arrivare in casa Autogrill: la gamba americana, la società Hms Host, potrebbe diventare autonoma ed essere quotata autonomamente. Questa almeno è un’opzione che la società sta considerando secondo quanto dichiarato ieri dal presidente Gilberto Benetton.

Dopo la vendita della neonata Wdf agli svizzeri di Dufry la storica azienda della ristorazione autostradale, che i Benetton comprarono dall’Iri dei famosi e famigerati «Panettoni di Stato» facendola poi diventare una multinazionale delle concessioni, potrebbe essere protagonista di una nuova scissione. Con la stessa filosofia che ha mosso l’operazione Wdf: trovare un eventuale alleato (o forse una vendita?). Non è un progetto immediato, ci vorrà almeno un anno, ma l’operazione avrebbe anche un grosso valore simbolico: Hms Host era stata rilevata fine anni 90 subito la privatizzazione di Autogrill, ed era stato l’inizio della internazionalizzazione del gruppo guidato da GianMario Tondato.

La rotta è stata tracciata dal presidente di Edizione, Gilberto Benetton, a margine del cda di World Duty Free. Da qualche tempo si è iniziato a parlare della possibile riduzione della partecipazione della famiglia Benetton in Autogrill, oggi pari al 50,1%, ma il presidente di Edizione ha frenato spiegando che se ne parlerà «sicuramente non prima 2016, ci vogliono tempi lunghi per quest’operazione». Gilberto Benetton, che di Autogrill è presidente, ha spiegato che «potrebbero avvenire anche scorpori come abbiamo già fatto con Wdf». Alla domanda se l’ipotesi di lavoro potrebbe prevedere la separazione della parte Usa (ex Hms Host) dagli altri business, Gilberto Benetton ha risposto: «Potrebbe essere, non siamo ancora sicuri di niente, ma potrebbe». Eventuali scissioni sarebbero funzionali a operazioni di M&A: «L’importante sarà valutare opportunità di aggregazioni che oggi sono difficili da trovare - ha aggiunto il patron - Non riusciamo a trovare altri gruppi in questo settore che ci permettono di discutere, di pensare a qualcosa in questo senso».

Un’ulteriore scissione avrebbe analogie con quella di Wdf: entrambe sono divisioni con alti tassi di crescita, rispetto al mercato italiano, e così come Wdf fu separata per estrarre il potenziale (e infatti l’Opa in arrivo dalla Svizzera la valorizza 1,3 miliardi), anche Hms Host è oggi un po’ “annacquata” nel gruppo. Una separazione degli Usa, però, sarebbe meno indolore rispetto a quella dei duty free: Hms Host è un asset pregiato, di peso e redditizio. Oggi Autogrill fattura 4 miliardi di euro e il Nord America porta 1,3 miliardi di clienti. Hms da sola vale la metà dei ricavi, 2 miliardi, e soprattutto pesa per il 66% della redditività: 200 milioni di Mol contro un totale di gruppo di 300 milioni circa. Se il mercato interno ripartirà, l’operazione avrebbe molto senso.

In ogni caso, il dossier spin-off America non è immediato e al momento è l’operazione Wdf a tenere banco dopo le indiscrezioni di stampa su un’offerta cinese pià alta degli svizzeri e sulla quale anche la Consob ha puntato il suo faro. «Crediamo di aver venduto molto bene negli interessi nostri e di tutti gli azionisti» ha spiegato Benetton, a margine del Cda e dell’assemblea di Wdf. «Con questi multipli, di 13,5 volte l'Ebitda non si poteva fare meglio», ha proseguito dicendosi «assolutamente non preoccupato» di possibili altri ricorsi dei soci di Wdf contro l'operazione.

Quanto all'offerta dei cinesi di Beoyu, secondo Benetton, «il bando di gara era chiaro, non potevamo dare garanzie sul cambio di controllo, ma loro hanno fatto l'offerta ugualmente». Ieri il cda di Wdf ha apporvato i conti del primo trimestre che si è chiuso in perdita per 46,9 milioni per effetto di poste straordinarie. I ricavi sono cresciuti del 23,4% a 541,3 milioni.

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