Estratti da ‘L'obelisco nero' di Erich Maria Remarque (tradotti da: ‘The Black Obelisk' - Random House Publishing Group - Kindle Edition).

Si capisce dall'inizio che siamo in un periodo di iperinflazione, perché il protagonista, per accendere una sigaretta, arrotola e brucia una banconota da 10 marchi. E lo fa non perché è ricco, ma perché quella banconota non vale più niente.

«Il sole splendeva nell'ufficio di Heinrich Kroll & Figli, Monumenti Funerarî. Siamo nel 1923, in aprile, e gli affari vanno bene. Il primo trimestre è stato vivace. Abbiamo brillato nelle vendite e, in questo andazzo, ci siamo impoveriti – ma cosa ci possiamo fare? La morte è ineluttabile, e tale è l'umano dolore che domanda memorie di pietra, di marmo, e magari, quando il senso di colpa – o l'eredità – sono grandi, di un costoso granito di Svezia, lucidato sui quattro lati. L'autunno e la primavera sono le migliori stagioni per chi tratta degli accessori del lutto – più gente muore che in estate o in inverno: in autunno perché la linfa si è essiccata, e in primavera perché invece monta e consuma i corpi indeboliti come uno stoppino troppo grande in una candela troppo esile. Questo almeno è il convincimento del nostro migliore agente, Liebermann, il becchino del cimitero comunale. E lui dovrebbe saperlo: ha ottant'anni, ha seppellito più di 10mila cadaveri, ha comprato una casa sul fiume e un vivaio di trote con le sue commissioni sulle pietre tombali... La sola cosa che odia è il crematorio. Dice che è concorrenza sleale. Anche a noi non piace. Non c'è molto profitto nelle urne. Guardo l'orologio. Manca poco alle dodici, e dato che oggi è sabato mi preparo a chiudere. Metto il coperchio metallico alla macchina da scrivere... metto via i campioni di pietra, e tolgo dal liquido fissatore le fotografie dei monumenti funebri...

Io sono l'addetto alla pubblicità, il disegnatore e il contabile della ditta; in effetti, da un anno a questa parte sono stato il solo impiegato in quella che, dopotutto, non è neanche la mia professione. Con trepidazione tiro fuori dal cassetto un sigaro. È un nero brasiliano. Me lo ha dato questa mattina il venditore del Württemberg Metal Works, con l'intenzione di affibbiarmi una partita di corone di bronzo; quindi dev'essere un buon sigaro. Cerco un fiammifero, ma come al solito devono essere fuori posto. Fortunatamente nella fornace c'è ancora un fuocherello. Arrotolo una banconota da dieci marchi, l'accosto alla fiamma e con quella accendo il sigaro.

A fine aprile non ci dovrebbe essere più bisogno di un fuoco nella fornace... [ma] una vendita dovrebbe sempre essere conclusa … in una stanza riscaldata... Getto quel che rimane della banconota nel forno, e mi alzo».