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Questo articolo è stato pubblicato il 28 maggio 2015 alle ore 14:52.

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Ottanta operazioni in 21 anni per un controvalore di masse amministrate da 1,5 miliardi e un tasso interno di rendimento (Irr) del 22%. Sono questi i numeri di 21 Investimenti, società fondata nel 1992 da Alessandro Benetton, che oggi ha partecipazioni in 25 aziende per un fatturato aggregato di 2,9 miliardi, un margine operativo lordo (Ebitda) complessivo da 340 milioni e personale per oltre 17 mila. Il 2015 segna l’inizio di una nuova fase di investimenti con il closing del terzo fondo. «Partiamo con questo nuovo fondo credendo nell’economia italiana e con la dimostrazione che ci credono anche gli investitori esteri. Abbiamo, infatti, ricevuto una richiesta di investimenti, soprattutto stranieri, superiore al target del fondo di 300 milioni. Questo livello sarà superato, arriveremo a 330 milioni circa nonostante una richiesta superiore perché confermiamo la nostra strategia di investimento nelle medie imprese italiane e crediamo che questa sia la taglia giusta del fondo per poter fare investimenti di qualità e poterli seguire anche dal punto di vista industriale» racconta Benetton a Il Sole 24 Ore, incontrato nella ottocentesca Villa Pavan alle porte di Treviso, sede della società.

Chi sono gli investitori del fondo?

21 Investimenti ha un alto livello di governance interna, come fosse una società quotata, per questo abbiamo quasi tutti investitori istituzionali abituati a questi standard. Fra gli esteri abbiamo il Fondo d’Investimento Europeo (Fei) con una quota di 40 milioni, oltre ad altri investitori soprattutto anglosassoni, tra cui manager, pension fund, fondi di fondi e compagnie assicurative. Gli unici privati che abbiamo mantenuto nel tempo sono gli imprenditori da cui abbiamo acquistato le aziende. Il fatto che loro investano nel fondo è il riscontro del fatto che siamo stati di parola.

Nel futuro di 21 Investimenti c’è la quotazione in Borsa?

Nel 2008 abbiamo affrontato una fase di incertezza e abbiamo deciso di rallentare gli investimenti per mancanza di visibilità sulle prospettive del mercato, riprendendo poi a pieno regime l’operatività solo nel 2010. Se fossimo stati una società quotata non avremmo potuto permettercelo. Non andremo, quindi, in Borsa perché non vogliamo rinunciare alla leva della flessibilità, che ora abbiamo.

Quali sono i target del fondo?

Si apre una stagione di continuità rispetto alla storia di 21 Investimenti: le società che abbiamo avuto in portafoglio in oltre 21 anni sono state rilanciate, hanno incrementato i ricavi quindi hanno pagato più imposte e hanno creato occupazione. Proseguiremo in questa direzione anche negli investimenti futuri, puntando su società con un enterprise value tra 50 e 200 milioni.

Qual è la “mortalità” dei deal che studiate?

Per investire 21 Investimenti II abbiamo studiato circa 600 aziende e sono nate 15 trattative in esclusiva, di cui 11 concluse con l’investimento. Studiamo molto prima di realizzare un investimento, perché deve essere guidato anche da una visione delle prospettive della società. Questo indipendentemente dal comparto di cui si parla.

Investire, quindi, significa anche intervenire nella strategia e nella gestione delle aziende?

Rispetto al passato la nostra strategia è cambiata: prediligiamo acquisizioni di maggioranza, che ci permettano anche di creare discontinuità all’interno delle aziende in modo da generare un circolo virtuoso di crescita. Nel concreto siamo pronti a cambiare strategie, management, mercati, marchi, comunicazione pubblicitaria per poter sfruttare al meglio le occasioni che i singoli settori offrono. È quello che abbiamo fatto con Pittarello, ribattezzata Pittarosso, rilanciata e passata da una capitalizzazione al nostro ingresso di 70 milioni a 215 milioni al momento della cessione grazie a un incremento delle vendite del 91% e del margine operativo lordo del 79%.

Come reagiscono gli imprenditori?

La mia passione è sempre stata l’industria, la progettualità. Ed è esattamente questo di cui gli imprenditori vogliono parlare quando si siedono a un tavolo con un investitore.

21 Investimenti è presente anche in Francia con 21 Partners e in Polonia. Quali sono i numeri aggregati del gruppo?

Nel complesso investiremo nei prossimi 5 anni 800 milioni di euro tra Italia, Francia e Polonia. In Francia la raccolta del nuovo fondo partirà entro fine anno e avrà come target 400 milioni di euro, in linea con il passato. In Polonia, invece, il fondo da 100 milioni, la cui raccolta è in via di chiusura, è gestito da un team locale e ha già effettuato i primi due investimenti e ne sta valutando altri.

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