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Questo articolo è stato pubblicato il 07 giugno 2015 alle ore 08:13.

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Oltre 6 miliardi. Tanto hanno generato in termini di liquidità le ultime operazioni straordinarie che hanno coinvolto le holding di riferimento di quattro grandi gruppi italiani: la Fininvest di Silvio Berlusconi, Exor della famiglia Agnelli, Edizione della famiglia Benetton, Fineldo della famiglia Merloni. Un parterre di aziende a cui poi si aggiunge Cir con i suoi 370 milioni di liquidità, eredità non di operazioni straordinarie ma del Lodo Mondadori.

Una parte del tesoretto complessivo, pari a 2,5 miliardi circa, è già nelle casse delle società. Il resto potrebbe essere trasferito nel giro di qualche mese. Insomma, un assegno rotondo il cui “(ri)utilizzo” è ancora tutto da verificare. Il Sole 24Ore ha ricostruito la nuova liquidità “creata” dalle società dopo l’ultima campagna cessioni. Questo considerando la posizione finanziaria netta più recente e il valore degli asset ceduti o in procinto di uscire dal perimetro delle holding. Ne emerge una fotografia aggiornata che, inevitabilmente, si intreccia anche con gli equilibri interni alle aziende coinvolte, alcune delle quali nel bel mezzo del passaggio generazionale. Tanto che c’è qualcuno che scommette che la nuova liquidità potrebbe diventare l’occasione per sistemare proprio le questioni legate alla successione .

2 miliardi per Fininvest

Per la Fininvest di Silvio Berlusconi, la liquidità della capogruppo ha una base di partenza di 1,5 miliardi. Questo solo considerando il collocamento, fatto qualche mese fa, del 7,7% di Mediaset e la “potenziale” vendita della quota del 20% in Mediolanum. Ma nelle casse della holding di via Paleocapa tali risorse potrebbero aumentare ancora se alcuni dossier, come la cessione del Milan, ormai in dirittura d’arrivo, dovessero davvero concretizzarsi. Il valore del 49% club rossonero è stato infatti valutato 470 milioni e porterebbe il totale della cassa a 2 miliardi.

Secondo quanto si apprende, infatti, la posizione finanziaria netta della holding è attualmente intorno ai 500-550 milioni. Questo dopo l’incasso di 377 milioni generato dalla cessione della quota nella controllata Mediaset. Tuttavia, c’è da considerare che Bankitalia ha imposto la vendita del 20% di Mediolanum nelle mani di Fininvest come effetto della condanna definitiva di Berlusconi per i diritti tv. La cessione di quel pacchetto potrebbe fruttare oggi 1,15 miliardi grazie alla corsa del titolo Mediolanum.

Per Exor, la holding della famiglia Agnelli il copione è simile. La cassa lorda a fine marzo era di euro 2,2 miliardi a fronte di una posizione finanziaria netta di 582 milioni. Questo dato però non tiene conto dell’incasso della vendita di Cushman & Wakefield, comunicata lo scorso mese, a fronte della quale arriveranno entro la fine dell’anno 1,133 miliardi di euro. In tutto, dunque, fa 1,7 miliardi di euro. A differenza di Fininvest, però, la holding di Torino ha già individuato un “nuovo” investimento, ovvero l’americana Partner Re. L’esito della partita per il controllo della compagnia si sta giocando proprio in questi giorni.

Maxi liquidità per i Benetton

La famiglia Benetton, invece, ormai da tempo ha chiuso importanti operazioni di cessione. Il punto di partenza è datato ottobre 2013, quando la famiglia ha incassato 338 milioni di euro dal collocamento lampo del 9% di Autogrill e del 9% di Wdf. Il passo successivo è stato fatto un mese dopo con la riduzione dell’esposizione in Pirelli & C dove deteneva una quota del 4,7% attraverso una cessione tramite bond convertibile sul 3% del capitale della Bicocca. In questo caso l’incasso è stato pari a 200 milioni di euro. In tutto, dunque, fa 538 milioni, impiegati per ottimizzare la struttura finanziaria della cassaforte con l’indebitamento sceso da 425 milioni a 120 milioni. La fotografia della struttura finanziaria di Edizione srl a breve potrebbe però cambiare in modo sensibile. Questo grazie alla cessione del pacchetto del 50,1% di World Duty Free a Dufry. Una quota che il gruppo elvetico ha valorizzato 1,3 miliardi, risorse che si andranno a sommare agli 80 milioni già presenti nelle casse della società. Non solo. Il portafoglio partecipazioni custodisce ancora un pacchetto dell’1,6% di Pirelli che, in vista dell’adesione all’offerta pubblica di Chem China sul gruppo della Bicocca, si tradurrà in un assegno di altri 114 milioni. Insomma, 1,5 miliardi di liquidità da “investire”. Dove? Al momento nulla è stato ancora deciso. L’impressione è che quelle risorse serviranno per diversificare ulteriormente il “ricco” portafoglio. Ma è altrettanto vero che una parte della cassa potrebbe anche servire per remunerare i diversi rami della famiglia, alle prese con il passaggio generazionale .

Merloni e la successione

Il nodo del passaggio generazionale coinvolge anche la famiglia Merloni. Un anno fa dicevano addio alla storica creatura Indesit. E ora la storica holding, Fineldo, potrebbe essere scissa. Al suo posto, l’ipotesi di creare cinque holding, una per ogni figlio di Vittorio (i gemelli Andrea e Aristide, le sorelle Antonella e Maria Paola) più la madre, Franca. La Fineldo, del resto, ha ora in pancia solo liquidità: quasi un miliardo (860 milioni da Indesit, i 69 da Ariston, più un portafoglio finanziario). E l’ipotesi di creare una holding per ciascun membro favorisce la spartizione della liquidità che permetterebbe a ogni erede di decidere in autonomia la gestione del patrimonio.

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