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Questo articolo è stato pubblicato il 12 giugno 2015 alle ore 06:37.

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Una svolta sulle possibili aggregazioni per A2A potrebbe arrivare già entro luglio, per concretizzarsi entro fine anno. Due le condizione fondamentale, però, per operazioni di consolidamento: la non diluizione degli azionisti di maggioranza, il comune di Milano e quello di Brescia al 50% più due azioni, e l’esclusione dell’aumento del debito della società. Queste le linee fondamentali future su cui si muoverà il gruppo energetico lombardo secondo quanto emerso ieri nell’assemblea degli azionisti, che ha approvato il bilancio 2014 e il dividendo oltre alla nomina di due nuove membri nel cda: l’esponente della Carlo Tassara Mario Cocchi, dimissionario nei mesi scorsi, viene sostituito da Gianbattista Brivio, mentre al posto Stefano Cao, nuovo ad di Saipem, entra nel board Maria Elena Cappello.

Riguardo al processo di consolidamento, a margine dell’assemblea il presidente, Giovanni Valotti, ha precisato: «Il nostro progetto rispetto a sei mesi fa è meglio compreso, è stata superata l’iniziale fase di diffidenza su A2A possibile colonizzatrice. Avvertiamo maggior favore rispetto al progetto, anche se da qui a sottoscrivere impegni vincolanti ci sono processi decisionali lunghi». In ogni caso, ha precisato il presidente, «qualche segnale tangibile di possibili accordi, che si facciano o no, si avrà entro il mese di luglio. Accordi che potrebbero essere poi finalizzati entro fine anno». Allora, ha spiegato, si deciderà se aprire «tavoli più strutturati o se adotteremo altre strategie». Valotti ha poi aggiunto: «Siamo interessati ad aziende lombarde di medie o grandi dimensioni, non alle avventure». E fra i possibili target ci sarebbero Linea Group e Acsm Agam.

Sulle operazioni di M&A è intervenuto anche Maurizio Baruffi, capo di gabinetto del Comune di Milano, in rappresentanza dei soci di maggioranza: possibili integrazioni sono bene accette dagli azionisti, a patto che «sia escluso un aumento del debito». Quanto ad una possibile diluizione dei soci pubblici è da escludere: «il presidente Valotti lo ha detto bene a Palazzo Marino, il controllo pubblico non scenderà mai sotto al 50%». I comuni di Milano e Brescia hanno, poi, espresso apprezzamento per l’operato del nuovo cda, nominato lo scorso anno, e per il piano industriale «ambizioso» approvato ad aprile, esortando ora a «uscire dalle avventure con saggezza». «Le avventure - ha spiegato Baruffi - sono tutte le operazioni fatte non nel core business industriale. Abbiamo sempre criticato le operazioni avventurose all’estero e l’eccesso di finanziarizzazione. Il compito del nuovo management è ricondurre il business nel suo ambito». Il riferimento è all’investimento in Montenegro, su cui Valotti ha precisato che dal governo montenegrino «è stata accolta l’opzione di uscita di A2A, ora stiamo negoziando su quale opzione di uscita» da Epcg, di cui l’utility italiana controlla il 41,75% e lo Stato balcanico ila quota restante. Il negoziato si concluderà il prossimo 30 giugno, dopo una proroga dei patti scaduti a fine marzo, e Valotti ha sottolineato che le condizioni poste dal gruppo prevedono «stabilità del quadro regolatorio, redditività dell’investimento e piena autonomia di gestione da parte di A2A», precisando che «non siamo disposti a firmare accordi che non prevedano le condizioni di uscita di A2A qualora le cose non dovessero andare come previsto dagli accordi stessi». Il presidente ha poi precisato: «Abbiamo effettuato un impairment test sul valore della quota nel 2014 ed è superiore a quello iscritto a bilancio», di 376 milioni di euro. In caso di rottura del tavolo con il Governo del Montenegro è previsto un «arbitrato internazionale a Washington». Per il futuro non sono, comunque, escluse altre operazioni all’estero, che avranno «prima di tutto un carattere di esportazione di know-how e poi se necessario di investimento» ha detto l’ad Valerio Camerano.

Il titolo di A2A ieri in Borsa ha chiuso a +0,64%, portando il saldo degli ultimi sei mesi al +31%.

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