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Questo articolo è stato pubblicato il 19 giugno 2015 alle ore 06:39.

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Un altro pezzo d’Italia potrebbe passare sotto la guida di un’azienda cinese. A quanto risulta al Sole 24 Ore ci sono colloqui in corso fra Zte (colosso cinese fornitore globale di prodotti e servizi per le telecomunicazioni) e Sirti, nome storico della telefonia italiana nato quasi un secolo fa (fondata nel 1921). Nessun commento da parte degli interessati, ma i colloqui vanno avanti da qualche mese e negli ultimi tempi si sarebbero intensificati.

Secondo alcune fonti di mercato contattate dal Sole 24 Ore i cinesi non sarebbero gli unici in lizza. Ma fra Zte e Sirti la trattativa sta andando avanti spedita per venire evidentemente incontro a una doppia esigenza: quella della società cinese di entrare nel mondo dei servizi nel nostro Paese (che insieme con le infrastrutture sono il core business dell’azienda italiana) e quella di Sirti che da tempo sta cercando quantomeno un socio industriale forte e in grado di guidare il rilancio e la crescita del primo gruppo italiano di impiantistica di rete per le telecomunicazioni, con ricavi superiori ai 600 milioni e un portafoglio ordini superiore ai 500 milioni.

Per il 2014 il bilancio, in approvazione proprio nella serata di ieri da parte del Consiglio d’amministrazione, secondo indiscrezioni riporterà un Ebitda in miglioramento del 10%, un portafoglio ordini in ulteriore incremento e ricavi del 2014 sostanzialmente in linea con quelli del 2013.

Il bilancio 2013 per Sirti indicava invece una perdita di 41 milioni di euro legati perlopiù alla svalutazione dell'avviamento (22 milioni) e ad accantonamento a seguito del contenzioso con l’agenzia delle Entrate (16 milioni). Dati, anche questi, che fanno capire come per questo gruppo - nato per iniziativa di Pirelli e Ceat, passato sotto l’egida di Iri-Stet, poi quotato, poi passato in orbita Telecom, poi venduto e infine delistato - il problema sia legato più alle eredità del passato, fra cui un debito netto di poco inferiore ai 300 milioni di euro, che al presente e alla gestione operativa. Su questo fronte i clienti non mancano e vanno da Telecom a Wind, Vodafone, ma anche Enel, Terna, Ferrovie dello Stato, solo per citarne alcuni.

L’ultima commessa in ordine di tempo, per la società guidata dal 2011 da Stefano Lorenzi (ex Alcatel Lucent), è stata quella guadagnata in Polonia dove Sirti ha stretto un accordo con Pkp Plk, società ferroviaria statale polacca, per la realizzazione di una installazione sperimentale del sistema di segnalamento ferroviario CBI-Multistazione (Computer based interlocking). Un esempio, quest’ultimo, di crescita all’estero come avvenuto recentemente anche in Svezia e Finlandia. Evidentemente anche un segnale di un passaggio operativo importante per questa azienda dall’azionariato molto composito. Al suo interno ci sono la holding Hiit - con all’interno fondi di private equity (Investindustrial di Andrea Bonomi, Clessidra di Claudio Sposito e 21 Investimenti di Alessandro Benetton), mezzanini (fra cui Ver Capital e Emisys Capital) e soci industriali (in particolare Techint) - e Banca Intesa con il 26,8% (e 200 milioni di crediti).

A gennaio intanto il consiglio d’amministrazione presieduto da Angelo Miglietta ha dato mandato a Lazard per vagliare tutte le possibili opzioni per il futuro. Prima scelta sarebbe quella di trovare un compagno di viaggio in grado magari di prendere il controllo delle operazioni. Ora si affaccia con forza l’ipotesi Zte.

.@An_Bion

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