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Questo articolo è stato pubblicato il 27 giugno 2015 alle ore 08:14.

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Ultimi ritocchi alla grande Fideuram, dove Intesa Sanpaolo ha deciso di concentrare le attività di private banking. Non a caso, la società - che debutterà nel suo nuovo assetto il primo luglio - viene di fatto a corrispondere in tutto e per tutto alla nuova divisione private banking, costituita nei mesi scorsi dal ceo Carlo Messina nell’ambito delle azioni previste dal piano d’impresa 2014-2017.

In tempi di magra quanto a margine d’interesse, il private banking - con il suo contributo commissionale - è fondamentale per la realizzazione di un piano che punta a distribuire 10 miliardi di utili in quattro anni in virù di una crescita esponenziale, e il riassetto messo a punto in questi mesi punta a sviluppare tutte le potenzialità di un settore che dai tempi della fusione tra Intesa e Sanpaolo Imi era ripartito tra società diverse. Il 22 giugno scorso l’assemblea straordinaria di Fideuram ha dato il via libera all’incorporazione non solo di Intesa Sanpaolo Private Banking, ma anche della quasi omonima società svizzera Isp Private Bank e di Sirefid, la fiduciaria di gruppo: il nuovo assetto, come detto, sarà nei fatti operativo dalla settimana prossima, quando nella sede milanese di via Porta Romana si riunirà di nuovo l’assemblea della nuova società - che si chiama Fideuram Intesa Sanpaolo Private Banking - chiamata a rinnovare il board. Secondo quanto si apprende, buona parte di quello uscente dovrebbe essere confermato, mentre quel che ormai pare certo è che consigliere delegato sarà Paolo Molesini, mentre Matteo Colafrancesco ne assumerà la presidenza.

In queste ultime ore sarebbe stato definito anche l’assetto organizzativo della nuova Fideuram, che ha mantenuto la sede legale a Roma: almeno per ora non sarebbe prevista la nomina di un direttore generale, mentre si sarebbe deciso di attribuire ad Antonello Piancastelli la responsabilità della rete Fideuram (che al 31 marzo scorso contava 5mila promotori) e a Saverio Perissinotto il coordinamento della rete degli 800 bankers dipendenti di Intesa Sanpaolo Private banking; altra nomina in arrivo sarebbe quella di Andrea Chioatto, cui sarebbero state assegnate le deleghe alle aree di governance.

Come più volte dichiarato da Messina, Intesa per Fideuram continua a guardare a potenziali acquisizioni, specialmente fuori dall’Italia. Al riguardo l’investment bank di gruppo, Banca Imi, starebbe lavorando su ogni possibile “preda”, certo è che il momento dei mercati in un certo senso scoraggia: il risparmio corre, le masse segnano volumi record e in questa fase si rischia di comprare a prezzi elevati. Per questa ragione, per ora si punta anzitutto alla crescita interna: in Italia, a Londra - dove sarà rilanciata la storica filiare delgruppo - e anche in Cina, dove nella prima parte dell’anno si è avviato il progetto di costituzione di una wealth management company con sede principale a Qingda in joint venture con la Divisione Banche estere ed Eurizon.

Il piano industriale assegna al private banking un target di crescita al 2017 pari al 6,3% medio annuo, passando dagli 1,3 miliardi di ricavi 2013 a 1,7 nel 2017. Il risultato è alla portata, se si considera che nel primo trimestre dell’anno la divsione private banking ha registrato 427 milioni di ricavi (350 milioni nel 2014) e un risultato netto di 178 milioni, in crescita di oltre il 40% sull’anno precedente (122 milioni). Al 31 marzo scorso le masse amministrate erano pari a 187 miliardi, 12 in più di quelle registrate a fine 2014.

.@marcoferrando77

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