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Questo articolo è stato pubblicato il 28 giugno 2015 alle ore 08:14.

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MILANO

Il gruppo Reale sarà polo aggregante fra le mutue europee e studia alleanze internazionali in un settore storico che, benché rilevante - circa 320 miliardi di euro di raccolta premi -, è frantumato in oltre 3mila compagnie di piccola dimensione: la raccolta media delle assicurazioni in forma di mutua è di 107 milioni di euro. Insomma, oggi la Reale è 35 volte più grande della mutua media europea, fortemente patrimonializzata e, spiega il direttore generale Luca Filippone, con «l'ambizione di crescere all’estero, di aprirsi ad altri mercati». «Il percorso scelto per crescere è quello dei piccoli passi, quello mutualista, della prudenza» sottolinea il manager che guida il gruppo assicurativo nato a Torino nel 1828 all’epoca di Re Carlo Felice, ma è chiaro che in vista dell'introduzione di Solvency II - che penalizza le compagnie piccole e mono-ramo - «ci saranno delle opportunità». Il dialogo è aperto, «c'è un comune sentire con le altre mutue e la specializzazione di alcune compagnie europee è un handicap».

Le risorse del gruppo Reale per crescere sono pronte. «Come mutua, non potendo raccogliere capitale dai soci siamo da sempre altamente patrimonializzati, abbiamo un Solvency I di gruppo al 242% e della compagnia al 455% e, avendo già il 25% dei ricavi dalle attività in Spagna, da tempo ci stiamo preparando culturalmente alla crescita all'estero, con un rafforzamento e un’internazionalizzazione del management e della governance». La compagnia non ha bisogno di altri capitali per fare acquisizioni, tanto che l’ipotesi di modificare lo statuto, per affiancare ai soci assicurati anche dei soci di capitale, non è neanche presa in considerazione. «Il nostro essere mutua, l’indipendenza in termini di mutua, è un punto fermo – spiega Filippone – rimaniamo mutua con i mezzi che abbiamo saputo generare; è un modello che ha avuto successo per 187 anni e che vogliamo conservare appieno, perché pensiamo che alcuni degli elementi che hanno portato al nostro successo siano legati alla mission, al servire i nostri soci-assicurati. Anche alla luce della recente crisi, dove si sono visti i problemi di chi ha perseguito una massimizzazione del profitto a breve, la nostra forza deriva dal fatto che abbiamo dovuto ragionare su un orizzonte di lungo periodo e garantire la perennità della nostra azienda».

Quanto al consolidamento, le modalità sono ancora tutte da studiare e non è detto che prendano la forma di fusioni tout court. «Certo, la fusione fra mutue di Paesi diversi è un’operazione piuttosto complicata – dice Filippone -, ma ci possono essere molte strade di avvicinamento e collaborazione. Noi, per esempio, abbiamo creato una società, Reale Ites, dove abbiamo messo insieme tutta l'informatica del gruppo in Italia e Spagna, in termini di uomini, mezzi e competenze. Una società che oggi potrebbe dare e cedere servizi e competenza, aiutare altre mutue europee e a creare economie di costo nella gestione delle nuove tecnologie, nella digitalizzazione».

Il gruppo sembra pronto a una svolta, «non sono solo capacità finanziarie, manageriali e infrastrutture» c'è un dialogo in Europa fra le mutue. «Noi siamo in una fase non definitiva di lavoro in comune di alcune mutue europee. Nell’ambito di questo gruppo di mutue, lavoriamo per vedere se ci sono spazi per iniziative comuni».

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