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Questo articolo è stato pubblicato il 01 luglio 2015 alle ore 06:39.

L’infelice avventura di Pirelli in Telecom, raccontata da chi, come Marco Tronchetti Provera, quell’esperienza l’ha voluta vivere per poi arrendersi davanti alla prospettiva della «rovina dell’azienda», lasciando incompiuto il progetto ante litteram di convergenza tlc-media che la Telecom dell’era Olimpia stava abbozzando con Telefonica e il gruppo Murdoch. L’occasione, la presentazione del libro curato da Carlo Bellavite Pellegrini che ripercorre le tappe della storia Pirelli dalla sua origine.

Per l’autore l’ingresso di Pirelli in Telecom fu la logica continuazione di una «storia secolare nei cavi». Lo stesso Tronchetti ha ricordato ieri che il gruppo della Bicocca, ancor prima di entrare nelle tlc, aveva realizzato negli Usa la rete broadband più avanzata dei tempi, Global crossing, una rete a 10 mega che passava da tre Stati. Già nel ’93, Pirelli, accompagnata da Mediobanca, si era candidata all’ingresso nel capitale di Telecom, ma il presidente dell’Iri, Romano Prodi, disse no e non se ne fece nulla. Nel 2001, con Telecom già passata da due azionariati privati, il «sogno» si realizza. La decisione di cedere i cavi, nell’ambito di quello che sembrava un asset swap promettente, fu presa subito, precisa Tronchetti che sottolinea come, nei cinque anni della sua gestione, Telecom nella banda larga avesse scalato le classifiche europee, passando da 300mila a 7 milioni di allacciamenti, e salendo così dal 17° al 4° posto.

Ma il «sogno» rischia di trasformarsi in un incubo, quando si toccarono i media. È questa la spiegazione che lo stesso Tronchetti si dà di quanto successe nel 2006, quando decise di avviare i contatti con il gruppo Murdoch, che con Sky stava cercando di far decollare la py-tv in Italia. «C’era un Governo di centro sinistra e pensavo perciò fosse gradito far nascere un nuovo player nel panorma televisivo», ha raccontato ieri il presidente Pirelli. «E invece mi sbagliavo», ma il mea culpa di Tronchetti fa risalire «l’errore» alla «scarsa consuetudine di Pirelli alla politica». Scarsa consuetudine che, come documenta il libro di Bellavite, è una costante nella storia della Bicocca (basti pensare alla fallita scalata alla tedesca Continental, che aveva il “sistema” alle spalle). «Da lì - prosegue il racconto di Tronchetti - ci fu l’intervento di tutte le Authority legate alla politica e la pressione mediatica legata alle vicende giudiziarie, con la conseguente delegittimazione del management». Insomma, se non avesse deciso di fare un passo indietro, sarebbe stata la «rovina» dell’azienda Telecom. Solo un accenno è stato fatto ieri al considetto “piano Rovati”. «Ci avrebbero dato un sacco di soldi se avessimo ceduto la rete», ha ricordato Tronchetti, che invece disse il gran «no» che probabilmente non ebbe un peso irrilevante nella vicenda. Il quantum è nel libro presentato ieri: lo spin-off della rete - con il coinvolgimento della Cdp nel capitale della newco - avrebbe fruttato a Telecom una plusvalenza lorda di 16-21 miliardi e un flusso di cassa straordinario di 10-11 miliardi, con il conseguente abbattimento del debito di 17-20 miliardi.

Le cose sono andate diversamente - Pirelli è uscita di scena, mentre Cdp potrebbe ancora entrarci - ma a dare atto al presidente della Bicocca che la “politica” allora giocò brutti scherzi, non è solo Pellegrino Capaldo, l’ex presidente di Banca di Roma ieri sul palco per la presentazione del volume su Pirelli, ma anche due ex bis-direttori del Corriere della Sera, testimoni in diretta di diverse fasi della storia. «Tronchetti fu vittima di un pregiudizio ideologico del centro-sinistra - ha detto Ferruccio de Bortoli - Io con lui ho avuto anche momenti di confronto, ma devo dire che ha sempre rispettato l’autonomia dei giornalisti e che ha pagato un prezzo per la sua indipendenza». «In questi vent’anni - ha rincarato la dose Paolo Mieli - abbiamo raccontato le bande di destra, ma non le bande affaristiche di sinistra che pure ci sono state e che l’hanno fatta franca, ma non credano che gli storici dimentichino».

Le vicende giudiziarie, legate al periodo Telecom si sono risolte con l’assoluzione piena di Tronchetti («a dieci anni di distanza si può dire che c’era tanto fumo, ma non l’arrosto») e Pirelli è pronta a un nuovo percorso sulla via della seta. «Ci vorrebbero istituzioni finanziarie in grado di creare le condizioni perchè le imprese italiane possano competere ad armi pari sui mercati internazionali, ma oggi non c’è un soggetto tale a cui rivolgersi», ha osservato Capaldo senza fare riferimenti espliciti. Ma Tronchetti ha tagliato corto: «Non abbiamo bisogno di interventi della Cdp o di altri. L’operazione con ChemChina ci dà mercato e fabbriche, la possibilità di avere forza e dimensioni in un’area dove eravamo deboli». Con la speranza di tutti che la storia continui.

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