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Questo articolo è stato pubblicato il 03 luglio 2015 alle ore 06:39.

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Roma

Dietro l’angolo c’è l’appuntamento con Solvency II che il comparto sta preparando. Ma l’innovazione tecnologica e l’ingresso di nuovi competitor hanno già imposto altri cambiamenti che le assicurazioni sono impegnate a metabolizzare. Aprendo l’assemblea annuale, il presidente dell’Ania, Aldo Minucci, ricorda le prossime sfide e traccia, come di consueto, una puntuale fotografia del settore chiamato «a modificare il proprio modello gestionale individuando forme di investimento più redditizie, attuando rigorose politiche di underwriting e più incisivi controlli di tutte le componenti di costo».

Lo scenario in cui gli assicuratori si muovono sta cambiando. Le nuove regole contabili richiedono, come si legge nel messaggio inviato dal capo dello Stato, Sergio Mattarella, «un grande sforzo di adeguamento», nonché, è l’appello rivolto all’Ivass da Minucci, «la necessità di graduare gli adempimenti e i relativi costi». Senza contare poi che il perdurare del basso livello dei tassi di interesse sta comprimendo i margini costringendo le compagnie a misurarsi con la crescente difficoltà di offrire agli assicurati un’effettiva garanzia di rendimento, soprattutto nel ramo vita che pure continua a trainare il settore (con 110 miliardi di euro destinati alle polizze nel 2014, +30% rispetto all’anno prima, mentre nei rami danni la raccolta, pari a 33 miliardi, è calata del 2,7%, per via della diminuzione dei premi Rc auto). Le imprese, ricorda Minucci, stanno quindi spingendo ancor di più, da un lato, sulla diversificazione dell’asset allocation delle polizze più tradizionali e, dall’altro, sul collocamento di nuove tipologie di contratti, più esposte all’andamento dei mercati finanziari e dunque più rischiose. I numeri sono lì a documentarlo: circa il 13% della nuova raccolta assicurativa del 2014 rinvia a questo versante.

I tassi in calo, però, inducono anche una revisione delle strategie di investimento e una maggiore diversificazione degli attivi. Così, anche se nel 2014, sui 630 miliardi di investimenti complessivi del comparto (+12% rispetto al 2013), la metà continua a essere rappresentata dai titoli di Stato, gli assicuratori hanno cominciato a sfruttare i recenti cambiamenti normativi (dalla possibilità di erogare finanziamenti agli investimenti in minibond, fino alle operazioni di private placement), accogliendo di fatto quell’invito a veicolare le risorse anche sulle imprese che, giusto un anno fa, proprio da questa assise, aveva lanciato il ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi. Certo, si tratta ancora di una goccia nel mare - circa 12 miliardi di euro destinati finora alle società italiane secondo un’indagine campionaria presentata ieri - ma le compagnie si dicono pronte ad ampliare il loro supporto a condizione, rimarca Minucci, che le operazioni da finanziare «possano essere garantite da istitutizioni pubbliche e private» e che sia Solvency II sia il trattamento fiscale non penalizzino tali forme di investimento.

Poi c’è il capitolo della Rc auto. Nel 2014, evidenzia il presidente, i prezzi sono diminuiti ancora (-15% da marzo 2012 a marzo 2015) grazie alla riduzione del numero delle denunce dei colpi di frusta e alla contrazione degli incidenti. Ma, avverte, se si vuole rendere strutturale il calo dei prezzi, «appaiono necessari e urgenti nuovi interventi normativi volti al contenimento del costo dei sinistri». Certo, spiega Minucci, vanno accolte positivamente alcune misure previste nel Ddl concorrenza, come la norma che fornisce una definizione omnicomprensiva del danno non patrimoniale derivante da lesioni della persona, ma occorre procedere celermente con l’approvazione della tabella del danno biologico, in ritardo ormai da 8 anni, e va affrontato il problema della valutazione del danno da morte considerato il gap che separa l’Italia dagli altri paesi. Per non dire poi, e su questo, esorta il numero uno dell’Ania, «servono risposte più incisive», delle frodi assicurative, ancora troppo diffuse in alcune aree.

Il ministro Guidi, in prima fila, prende la parola poco dopo e parte proprio dall’ultimo tassello, il Ddl concorrenza. Riconosce che quel provvedimento rappresenta una prima risposta alle richieste del comparto e che l’esecutivo si è impegnato a disegnare «un campo da gioco coerente con quanto accade nei paesi più avanzati». Ora, prosegue, «è il momento di giocare e mi aspetto che i premi continuino a calare e che gli sconti per i consumatori siano realmente significativi». E, per far sì che la concorrenza funzioni, «è essenziale che l’arbitro sia messo in condizioni di operare, per questo abbiamo voluto dotare l’Ivass di maggiori poteri di sorveglianza e controllo».

Quell’arbitro che ieri, per bocca del suo presidente , Salvatore Rossi, ha consegnato all’assemblea un rapido bilancio della sua attività riempiendo quelle due caselle - i rapporti tra le imprese e la clientela e la tutela di quest’ultima -, che erano state volutamente lasciate in bianco qualche giorno fa alla relazione annuale dell’istituto. Il numero uno dell’Ivass ricorda quindi alcuni interventi messi in campo, a cominciare dal cross selling, cioè l’abbinamento di polizze a prodotti non assicurativi, dove, avverte, non mancano i casi «di scarsa trasparenza» (dalle polizze abbinate ai contratti di fornitura dell’energia, alle Rc auto offerte gratuitamente acquistando una vettura), per poi passare ai siti che offrono servizi di comparazione («abbiamo chiesto misure correttive», chiarisce Rossi). Infine, un passaggio sugli intermediari assicurativi: qui, spiega il presidente dell’Ivass, manca ancora il regolamento governativo che prevedeva la nascita di un organismo di vigilanza. Ma, soprattutto, va rivisto l’impianto sanzionatorio data la scarsa efficacia: nel 2014, a fronte di multe per 4 milioni di euro, nelle casse erariali sono infatti arrivati meno di 300mila euro.

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