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Questo articolo è stato pubblicato il 04 luglio 2015 alle ore 08:15.

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ROMA

Luigi Zingales lascia il consiglio d’amministrazione dell’Eni. L’economista ha comunicato ieri il suo passo indietro «irrevocabile» al board del gruppo con una breve missiva in cui parla «di non riconciliabili differenze di opinioni sul ruolo del consiglio nella gestione della società» per poi chiudere rivolgendo «il mio migliore augurio di successo all’Eni e a tutti i suoi dipendenti che ammiro per la dedizione con cui lavorano».

Zingales si è chiuso nel più assoluto riserbo e non ha voluto commentare la sua decisione, confermando peraltro quel low profile che l’ha sempre contraddistinto durante il mandato nel board di Eni (ma anche da consigliere di Telecom, ruolo che ha ricoperto dal 2007 al 2014). Certo le sue dimissioni faranno discutere anche perché la scelta riguarda un aspetto non trascurabile della corporate governance di Eni, su cui sono puntati i riflettori del mercato ma anche del vasto mondo di investitori istituzionali esteri che hanno deciso di scommettere sul Cane a sei zampe. Ad ogni modo, scorrendo la comunicazione trasmessa ieri al cda, si deduce che le divergenze sarebbero nate più che su un singolo episodio su una diversa interpretazione del ruolo del consiglio in Eni che comunque, come la società ha avuto modo di spiegare in diverse occasioni, è improntato a precisi standard internazionali.

Il passo indietro arriva a pochi giorni dall’approdo in Eni dell’ex vice ministro per gli Affari esteri, Lapo Pistelli, che guiderà l’unità di stakeholder relations for business development support, a sostegno del business del gruppo in relazione alle attività internazionali. Una designazione, che è avvenuta in seguito al parere favorevole espresso dall’autorità Antitrust sulla compatibilità del nuovo incarico con il precedente ruolo governativo, ma che non ha mancato di scatenare polemiche, anche nel mondo politico.

Zingales era stato nominato come consigliere indipendente nella lista presentata dal ministero dell’Economia e delle Finanze ed era componente del comitato controllo rischi e del comitato per le nomine. La designazione, avvenuta nel 2014, aveva sollevato una serie di quesiti sulla scelta dell’economista, ma lo stesso Zingales aveva risposto ai rilievi ribadendo la sua volontà di portare in Eni le stesse istanze che aveva difeso anche da consigliere di Telecom. «Io non sono un esperto di petrolio. Ma non sono stato chiamato a fare l’amministratore delegato. Un buon consiglio riunisce esperienze diverse - aveva scritto all’epoca su Facebook -. Io spero di poterlo arricchire con le mie, soprattutto con la mia esperienza di 7 anni di battaglie in Telecom per la trasparenza e il rispetto degli interessi di tutti gli azionisti». L’economista aveva quindi provato a spiegare la decisione dell’esecutivo di indicarlo nel board di Eni. «Scegliendo me, come indipendente nominato dalla lista di maggioranza, penso che il governo voglia dare un segnale chiaro di come intende gestire l’Eni: in modo trasparente e senza interferenze politiche. Sui principi non mi presto a compromessi. Credo - aveva allora spiegato Zingales - di averlo dimostrato finora e mi impegno a continuare a farlo, anche in Eni».

A questo punto, il gruppo guidato da Claudio Descalzi, che, nel comunicato diffuso ieri, ha ringraziato Zingales «per il fattivo contributo dato in questi mesi», dovrà procedere all’avvicendamento. Il sostituto, che sarà indicato dal Mef, verrà cooptato dal board e spetterà poi alla prossima assemblea dei soci confermare o meno l’indicazione. Sui tempi non ci sono al momento certezze, ma il cambio della guardia dovrebbe avvenire a stretto giro.

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