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Questo articolo è stato pubblicato il 11 luglio 2015 alle ore 08:14.
LONDRA
Balene contro, o qualcosa di molto simile sta avvenendo fra le pieghe dell’inchiesta transatlantica per la perdita da 6,2 miliardi di dollari maturata nelle trading rooms londinesi di Jp Morgan. Ci riferiamo al caso esploso nel 2012 quando Bruno Iksil, esperto dealer della banca americana sui cosiddetti derivati sintetici, divenne London Whale, la balena di Londra, per l’enorme esposizione accumulata sul mercato. Un crollo, quello che ne segui, con pochi precedenti nonostante il ceo di Jp Morgan, Jamie Dimon, inizialmente avesse cercato di liquidarlo come una «tempesta in un bicchiere d'acqua». Sfortunato epitaffio su uno scandalo che poi si scoprì avere un numero infinito di zeri. Tanti almeno da indurre l’amministratore delegato dell'isituto Usa ad ammettere che il trading nella base londinese era «inadeguato, complicato, malamente eseguito e malamente controllato». Un disastro, insomma.
Eppure, da ieri, Bruno Iksil, la balena o presunta tale, non è più indagato dalla Financial conduct authority (Fca)». Il caso è stato chiuso, Fca – ha precisato l'avvocato Michael Potts dello studioo Byrne and partners – non muoverà altre contestazioni. Il signor Iksill ha cooperato pienamente con Fca e continuerà a collaborare, come testimone, nel procedimento civile e penale negli Usa». Con le autorità americane Bruno Iksil ha fatto un patto che lo ha sollevato da qualsiasi possibile conseguenza e che si regge sulla sua piena cooperazione. L’esito è che altre balene ... sono nei guai. A cominciare dall’ex capo di Iksil, Javier Martin Artajo e un altro dealer, Julien Grout. Sono accusati di aver nascosto perdite crescenti, falsificando i documenti. «Digli che siamo sotto di almeno 500 milioni» avrebbe detto Bruno Iskil a Julien Grout affinchè lo riferisse a a Javier Martin Artajo in una ricostruzione dei fatti secondo cui London Whale avrebbe cercato di mettere fine a operazioni fuori controllo. Le perdite multimilionarie furono invece scritte in portafoglio per 9 milioni.
Una realtà romanzesca che è andata a moltiplicarsi fino a raggiungere la cifra record di 6 e più miliardi di dollari di perdite. Secondo quanto risulta da un’inchiesta che è ormai quasi interamente in mano americana, Bruno Iksil sarebbe stato in grado di dimostrare i suoi tentativi per far cessare le menzogne. Le autorità inglesi non perseguono nè Javier Martin Artajo, nè Julien Grout avendo delegato ai colleghi Usa l’indagine sulla posizione dei due traders. Solo il destino di Achilles Macris, capo dell'ufficio – Chief Investment Office Europe – resta all’esame della Fca.
Ma anche sul cotè americano l’inchiesta non è affatto semplice. Javier Martin Artajo è in Spagna mentre Julien Grout – come Bruino Iksil – in Francia. Le autorità di Parigi e di Madrid hanno negato l’estradizione a quelle americane.
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