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Questo articolo è stato pubblicato il 19 luglio 2015 alle ore 08:12.

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Estratti dall’introduzione di Luigi Giovannini al «Giro del mondo in 80 giorni», di Jules Verne – Edizioni Paoline, 1985

«D’ora in poi viaggerò solo con la fantasia». Questa fu la solenne promessa...che l’undicenne Jules Verne fece a suo padre che l’era andato a bloccare mentre stava imbarcandosi come mozzo su una nave che partiva per le lontane Indie.... Cosa aveva spinto il ragazzo a prendere quella grave decisione? Sarebbe stato forse come chiedere al pastorello Giotto perché disegnasse le pecore che stava pascolando o a Mozart perché giocasse con le note anziché con i birilli. Era cioè la “spia” di una vocazione all’avventura in mari lontani? Papà Pierre non stette a guardare tanto per il sottile e così riuscì a scoprire che non era una particolare sete dell’avventura a far partire il piccolo Jules per terre lontane, ma che il ragazzino aveva l’intenzione di andare a prendere sul posto una collana di corallo esotico per la cuginetta Caroline Tronson, che gli aveva ferito il cuore e alla quale intendeva dimostrare così il suo coraggio e il suo amore. Amici miei, non ridete di Jules, per piacere. Se siete ragazzi (o ragazzine!) ora, voi certo capite (o capirete presto) che cosa passava in quel cuoricino; e se non siete più ragazzini (o ragazzine), siate onesti con voi stessi: non avete sognato anche voi? …

Poiché il romanzo uscì a puntate come appendice su «Le Temps», dal 6 novembre al 22 dicembre 1872, i lettori, che ignoravano come sarebbe andato a finire, cominciarono a prendere vivamente parte essi stessi alle vicende di Phileas Fogg, giungendo persino a fare delle scommesse sul successo o meno dell’impresa. Il che naturalmente faceva crescere l’attesa per le nuove puntate del romanzo, peraltro già ultimato da Verne prima di passarlo in tipografia. Ci fu ben presto chi non si accontentò di leggere sul «Temps» prima e in volume poi le traversie e le ingegnose trovate di Fogg e di Passepartout, ma decise di partire per verificare strada facendo l’esattezza e la realizzabilità dei piani di marcia di Verne. In un’epoca come la nostra in cui le femministe, e non solo, vanno alla ricerca di memorie storiche su imprese memorabili compiute da donne, sarà certamente interessante sapere che fu proprio una donna, l’inglese Elizabeth Bisland, che ripercorse per prima l’itinerario di Phileas Fogg impiegando anche lei, manco a dirlo, esattamente 79 giorni. Verne venne a conoscenza del tentativo e ne diede notizia nel suo romanzo “Claudius Bombarnac” del 1892. Ma ci fu chi fece meglio di Phileas Fogg e della Signora Bisland: fu un’altra donna, Nellie Bly, la quale nel 1889, partendo da New York, riuscì a farvi ritorno dopo avere fatto il giro del mondo in 72 giorni, 6 ore, 11 minuti e 14 secondi».

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