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Questo articolo è stato pubblicato il 29 maggio 2012 alle ore 22:04.

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Il terremoto ha piegato le gambe alle aziende modenesi, che a fatica stavano cercando di sollevarsi dopo il sisma di dieci giorni fa. Proprio in queste ore, chiuse le verifiche di agibilità, gli operai delle fabbriche della zona stavano iniziando a far rientro al lavoro.

Il cammino faticoso del ritorno alla normalità ha fatto marcia indietro. Da stamani si è tornati a scavare nelle macerie, a guardare sgomenti sagome di capannoni venuti giù come fossero di carta. Lo scenario non cambia. Nelle fabbriche dove vengono costruiti i motori che hanno fatto la storia dell'automobile, così come nei magazzini delle ceramiche o nei laboratori del più importante distretto europeo di aziende biomedicali, lo sgomento è lo stesso che si legge sulla faccia del contadino che guarda le macerie del cascinale in mattoni rossi venuto giù alle nove del mattino. C'è la disperazione per chi è rimasto sotto quelle macerie, la stanchezza di chi non sa se troverà le energie per ripartire, la paura di dover rientrare tra quelle mura.

Il presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani, ha provato a rassicurare: «Tutto sarà ricostruito, come già detto da Monti, e la nostra Regione non sarà lasciata sola». Ma nelle menti degli imprenditori emiliani ci sono ancora i 5.000 posti a rischio per il terremoto di dieci giorni fa. Ancora non sono stati fatti bilanci per quel che riguarda i danni industriali del sisma di sette giorni fa, ovviamente nemmeno di quello odierno. Ma questo è il momento di scavare fra le macerie, è il momento di pensare alle persone, a chi non ha più una casa, ma anche a chi stanotte dormirà in una macchina, o in una tenda.

Le prime stime arrivano dal settore agroalimentare: la Coldiretti valuta un danno di mezzo miliardo. L'associazione ha tenuto conto «dei nuovi crolli e lesioni di case, stalle, edifici rurali». Secondo la Coldiretti «altri 550.000 pezzi tra forme di grana e parmigiano, in aggiunta ai 500.000 già colpiti dalla scossa del 20 maggio scorso», sono stati danneggiati dalla nuova scossa sismica. «In pratica - spiega Coldiretti - è stato colpito il 10% della produzione annua di due dei formaggi più popolari e diffusi del made in Italy, e la metà di questo 10% viene considerata non più recuperabile in alcun modo». Per Ettore Prandini, presidente della Coldiretti Lombardia, quanto avvenuto in questi giorni «rischia di mettere in ginocchio il settore: le forme perse o danneggiate servivano anche come garanzia per crediti e finanziamenti che le aziende avevano chiesto alle banche per gestire l'attività e gli investimenti. Adesso non c'è un minuto da perdere e ognuno deve fare la propria parte».

Una spinta alla fiducia è arrivata anche dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: «Dico agli emiliani: abbiate fiducia, abbiate speranza, abbiate certezza che si potrà risanare il territorio dalle ferite». Nel Modenese le ferite sono ancora aperte e dolorose. Il terremoto ha piegato le gambe, si cercano le forze per rimettersi in piedi.

(dall'inviato dell'Ansa Giampaolo Grassi)

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