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Questo articolo è stato pubblicato il 03 giugno 2012 alle ore 10:48.

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L'amministratore delegate delle Fs, Mauro Moretti (Ansa)L'amministratore delegate delle Fs, Mauro Moretti (Ansa)

Non si rassegna affatto all'arrivo dei treni e degli autobus francesi e tedeschi nelle città italiane. E si prepara al contrattacco. «Parteciperemo alla gara per il trasporto urbano di Firenze. Nonostante i requisiti di fatturato molto alti richiesti dal bando, noi saremo alla gara per l'Ataf con l'obiettivo di vincerla».

È noto che il modello di Mauro Moretti, da cinque anni amministratore delegato di Ferrovie italiane, non sia quello di una liberalizzazione del trasporto fatta solo sul suolo italiano. «La competizione – spiega – si fa sul mercato europeo e in questa chiave non ha alcun senso consentire ai nostri concorrenti francesi e tedeschi di entrare nel nostro mercato, mantenendo intatto il loro. Per il Paese questo significa perdere nel giro di dieci anni non solo le grandi imprese di servizi, ma anche le filiere industriali collegate, proprio come è successo alla "scuola inglese", con la politica di liberalizzazione interna, nel trasporto, nel gas, nell'acqua. Noi dobbiamo porci il problema degli effetti che queste politiche produrranno sul tessuto imprenditoriale del Paese. Il principio della liberalizzazione europea deve essere interpretato oggi come superamento dei mercati nazionali, è irrealistica qualunque altra interpretazione».

Moretti ha espresso più volte questa posizione «priva di ideologia, che riflette il bilancio di quanto accaduto negli ultimi venti anni». Ma la gara per gli autobus di Firenze, cui seguirà quella di Torino per la Gtt («parteciperemo anche lì»), dice qualcosa di nuovo e di più sul modello che ha in testa Moretti: gli autobus targati Fs nelle grandi città italiane prefigurano un operatore integrato ferro-gomma con una strategia di espansione nazionale ed europea. La costruzione di un "campione nazionale" – o se si preferisce di una «impresa leader nazionale» – che va in senso opposto a quello del ridimensionamento del monopolista sul segmento ferroviario, per effetto delle liberalizzazioni e della nuova stagione di gare varate dal Governo Monti.

Operazione non facile, quella che progetta Moretti: avrebbe bisogno di un «piano nazionale» o almeno del sostegno di una politica del trasporto in Italia che non si vede all'orizzonte. E qualche vagito di liberalizzazione non basta certo a sopperire questo vuoto.

Ingegner Moretti, di cosa ha bisogno il trasporto urbano?
Anzitutto, dico che sostenibilità di vita nelle grandi aree urbane vuol dire più treni. Pochi contesterebbero in Europa questo concetto elementare, credo. Eppure, noi stiamo andando esattamente in controtendenza, se facciamo eccezione per alcuni casi limitati, come Lombardia, Emilia Romagna e Toscana. Tutte le Regioni stanno tagliando i servizi e i fondi, chi il 5%, chi il 10%, chi oltre il 20%.

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