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Questo articolo è stato pubblicato il 21 agosto 2012 alle ore 08:31.

L'ultima cantina trasformata in fabbrica che serviva clienti soprattutto fuori dal distretto – regolarmente affittata da una cittadina cinese – la polizia locale di Vigevano l'ha scoperta e chiusa non più tardi di cinque mesi fa. Realizzavano tomaie fuori da ogni regola. «Possiamo affermare – spiega Gallonetto – che l'attenzione degli imprenditori e delle Forze dell'ordine è massima e questi risultati finalizzati a sventare la concorrenza sleale sono anche frutto della buona collaborazione che si è instaurata nel distretto».
E allora – finiti i sogni di gloria che hanno portato marchi storici di aziende produttrici di macchine per calzature come Atom e Molina&Bianchi a produrre anche in Cina per salvare centinaia di posti a Vigevano e da lì fornire i mercati internazionali – oggi tutta la filiera meccano-calzaturiera si è asciugata nella speranza di non doversi prosciugare.
Chi resta è passato per una selezione naturale della specie che non sembra poi dispiacere più di tanto, anche per chi ha fatto intelligentemente ricorso alla diversificazione. Chi prima si rivolgeva solo al mercato della scarpa oggi – come a esempio Accoppiatura Padana srl – produce tessuti e articoli tecnici destinati anche all'abbigliamento, all'insonorizzazione, al packaging, alle pellicole per la balistica.
Via la fuffa e via il superfluo, è rimasta la crema che esporta il lusso e l'altissima gamma. Maestri calzaturieri come Massimo Martinoli e suo fratello Mario, seconda generazione, che con la Caimar a fine 2010 fatturavano sei milioni con un utile di un milione, producono o hanno prodotto per l'altissima gamma del lusso per donne: da Dior a Yves Saint Laurent da Givenchy a Alexander Mc Queen, da Manolo Blanik a Oscar de la Renta. «Abbiamo 60 dipendenti – dice Massimo Martinoli – e produciamo 80mila scarpe all'anno. Esportavamo già negli anni Settanta ma oggi il 99,99% della nostra produzione vola all'estero».
La storia di Martinoli è difficilmente replicabile oggi. Anzi: impossibile. Il padre, Cesare, nel 1944 fu aiutato economicamente ad avviare la sua attività da Pietro Bertolini, uno dei proprietari della Ursus Gomme, la più grande azienda di calzature in gomma e articoli tecnici di Vigevano nel secolo scorso. Fondata nel 1931 è fallita nel 1987 e ora l'immensa area che occupava nel centro della città è stata riqualificata ed ospita anche l'Agenzia delle entrate.
Ursus Gomme era capofila di una serie di aziende sviluppatesi negli anni – da Fisca Gomme a Giardini fino a Icaiplast – che grazie alla chimica era riuscita ad accompagnare lo sviluppo del settore calzaturiero. Oggi hanno chiuso quasi tutte o versano in condizioni gravissime.
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