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Questo articolo è stato pubblicato il 28 agosto 2012 alle ore 06:44.

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VALENZA (AL). Dal nostro inviato
È tutto oro quel che luccica fuori dai confini. Dentro il perimetro, invece, il distretto del gioiello di Valenza (Alessandria) non ostenta né ricchezza, che pure non manca, né spocchia, che pure è tipica del provincialismo immaturo di ogni latitudine e longitudine.

In questo comune piemontese che supera di poco 20mila abitanti, la vita sembra scorrere tranquilla e senza alcuno scossone sociale e l'integrazione, tra italiani ed etnie che sono giunte fino a qui per cercare un lavoro, è un dato di fatto. «Può sembrare strano e forse anche un po' paradossale alla luce dei tesori che custodiamo – spiega Franco Fracchia, responsabile Fiere e promozione Valenza Expo –, ma di notte c'è una sola pattuglia delle Forze dell'ordine che gira per la nostra città».

Lavoro, lavoro e lavoro – dunque – anche se il passaggio generazionale comincia a creare qualche problema quando i figli non partono dalla gavetta ma puntano a fare i manager e non necessariamente con ambizioni interne alle attività di famiglia.

Forse anche per questo non sarà facile resistere agli enormi capitali delle finanziarie asiatiche che – sempre più prepotentemente – stanno cercando di rilevare in moneta contante marchi e brand di alto profilo qualitativo magari poco noti in Italia ma ricercati all'estero per la qualità inarrivabile. Molti imprenditori resistono ma fino a quando? Un gioielliere quotato di Valenza, che da anni percorre in lungo e in largo i cinque continenti, parla con il Sole-24 Ore a patto di mantenere la riservatezza. «Prima dell'estate – spiega con una pacatezza che la dice lunga sulla certezza di avere tra le mani un mestiere inimitabile – mi è arrivata una mail con una proposta pazzesca da parte di una finanziaria cinese. E guardi che non sono l'unico al quale giungono queste offerte. Le valuto, le valutiamo, sempre con estremo interesse ma, per quel che mi riguarda, sempre a patto che sia la mia impresa a dettare le condizioni. Per il momento il discorso è sospeso. Ci siamo dati tempo per conoscerci, approfondire il discorso e, se del caso, cominciare a collaborare sui mercati asiatici. Per ora però non vendo».

La città appare proprio come un baccello prezioso dall'interno del quale, uno dopo l'altro, è ancora possibile sgranare i semi di un distretto che, anziché perdere l'identità, l'ha saputa rafforzare.

La vocazione al lusso e all'export – infatti – è inarrestabile. Nel 2011 il valore delle esportazioni ha toccato quota 704 milioni che – al netto dei forti aumenti del prezzo dell'oro – vuol dire + 5% sull'anno precedente. Un giro di affari all'estero enorme, se solo si pensa che il fatturato 2010 delle 110 maggiori aziende valenzane è stato di 752,2 milioni, con un tasso annuo medio di crescita dal 2005 del 2,8 per cento. Il fatturato complessivo è di circa 1,5 miliardi: quindi l'export copre circa il 50 per cento.

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