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Questo articolo è stato pubblicato il 23 gennaio 2013 alle ore 15:18.

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«Crescere si può, si deve». Per rendere nuovamente competitiva l'Italia e superare l'emergenza economica e sociale occorre una terapia d'urto che deve produrre effetti economici immediati per rendere nuovamente competitive le nostre imprese, abbattendo i costi e sostenendo gli investimenti. Lo ha detto il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, presentando "Il Progetto Confindustria per l'Italia: crescere si può, si deve", varato oggi dalla Giunta di viale dell'Astronomia. Per uscire dalla crisi, ha sottolineato il leader degli industriali, c'è bisogno di azioni «concrete e coraggiose».

Realizzare uno Stato amico di chi si impegna a produrre benessere e occupazione
Siamo «in un'emergenza economica e sociale». ha detto il presidente di Confindustria. Si deve realizzare, ha aggiunto, «uno Stato che sia amico di chi tutti i giorni si impegna a produrre benessere e occupazione» perché «se il Paese non sarà capace di fare scelte forti, anche nei prossimi anni ci sarà una ripartenza che non supererà lo 0,5 per cento».

Le tre priorità
Confindustria, ha spiegato Squinzi, in vista delle elezioni ha individuato «tre obiettivi fondamentali per ritrovare la crescita. Il primo è di una crescita superiore al 2% annuo, il secondo è di rimettere il manifatturiero al centro dell'attenzione del Paese, riportandone l'incidenza sul Pil oltre il 20% (oggi siamo al 16,7%), e il terzo è un rapporto tra debito pubblico e il Pil nell'ordine del 100%».

Il pacchetto di proposte di Confindustria innalzerà il tasso di crescita al 3%
Le proposte di Confindustria «innalzeranno il tasso di crescita al 3%, portando a un aumento del Pil di 156 miliardi di euro in cinque anni», ha sottolineato Squinzi. Il numero uno di Confindustria ha poi spiegato che l'occupazione si espanderebbe di 1,8 milioni di unità e il tasso di disoccupazione scenderebbe, sempre in cinque anni, all'8,4% dal 12,3% atteso per il 2014.

Come dare ossigeno alle imprese
Occorre dare ossigeno alle imprese pagando immediatamente i 48 miliardi di debiti commerciali accumulati dallo Stato e dagli enti locali, che rappresentano un debito pubblico occulto. Poi è necessario cancellare l'Irap in tutti i settori e tagliare dell'8 il costo del lavoro nel manifatturiero. Indispensabile poi raddoppiare gli investimenti in infrastrutture, ridurre l'Irpef sui redditi di lavoro bassi, sostenere gli investimenti in ricerca e nuove tecnologie, abbassare il costo dell'energia.

Indispensabile un processo di riforme
Accanto alla terapia d'urto occorre attuare un reale processo di riforme. «Dobbiamo rendere più flessibile il mercato del lavoro. La riforma Fornero non é stata sufficiente per una vera liberalizzazione», ha detto il presidente di Confindustria. «Riteniamo che il prossimo governo - ha sottolineato Squinzi - debba arrivare a una formulazione più in linea con quanto é stato fatto nella maggior parte dei paesi europei». Necessario anche riformulare il Titolo V della Costituzione riportando allo Stato competenze su materie di interesse nazionale, ma anche riorganizzare la Pubblica amministrazione, ridurre le regole, semplificare a tutto campo rimuovendo gli ostacoli al fare impresa. Indispensabile anche ridurre i tempi della giustizia, ridurre il peso del fisco sulle imprese, migliorando anche i rapporti tra contribuenti ed Erario. Indispensabile aumentare del 10% l'anno la lotta all'evasione («La lotta all'evasione non si fa facendo la caccia ai Suv a Cortina», ha sottolineato Squinzi).

L'alternativa è il declino
Se tutto il pacchetto di misure proposte dagli industriali verrà attuato subito si mobiliteranno 316 miliardi in 5 anni. L'alternativa, spiega il leader degli industriali, è il declino.

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