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Questo articolo è stato pubblicato il 07 aprile 2013 alle ore 18:08.

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Il successo del vino italiano all'estero crea uno stato di euforia avvertibile anche in occasione dell'inaugurazione della 47esima edizione di Vinitaly. Questa mattina a Verona si è aperto il Salone internazionale del vino e dei distillati (fino al 10 aprile) con 4.200 espositori su circa 100mila metri quadrati. Si stima che dai padiglioni passeranno 140mila visitatori.

Il business del vino è centrale nell'agroalimentare italiano: nel 2012 è arrivato a fatturare 9 miliardi e con un export balzato del 6,5% a 4,7 miliardi; sul mercato interno, grazie agli aumenti di listino, la crescita è stata del 2% a 4,2 miliardi. In quantità però il consumo è calato del 2%. Secondo Coldiretti nel 2012 le aziende vitivinicole hanno creato opportunità di lavoro per 1,25 milioni di italiani, +3%, per quanti sono impegnati direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse, di servizio e nell'indotto.

All'inaugurazione di Vinitaly ha partecipato anche il commissario Ue Antonio Tajani che si è soffermato sul decreto sblocca-crediti di 40 miliardi vantati dalle imprese verso la Pa, varato ieri dal governo Monti . «Un passo importante nella giusta direzione - ha detto Tajani - Da domani la Commissione Ue valuterà tecnicamente il decreto nei dettagli. E vigilerò affinchè le autorizzazioni ai pagamenti non ostruiscano la direttiva sui pagamenti attuali. Vogliamo cioè che venga pagato sia il pregresso che il futuro».

Il boom mondiale del Prosecco
A sua volta il presidente del Veneto Luca Zaia si è soffermato sul successo mondiale del prosecco. «Il prosecco - ha detto - è un grande apripista. Siamo passati da 160 milioni di bottiglie ai tempi della Doc-Igt ai quasi 450 milioni potenziali della Docg doc, ma resta la necessità di stimolare i produttori. Ormai vediamo lo champagne dallo specchietto retrovisore, ma è necessario che i produttori facciano accordi di filiera per andare sul mercato con un'offerta leggibile e concordata. Altrimenti qualche problema in futuro ce l'avremo».

Non sono mancate le polemiche: Zaia ha sollevato il tema del confronto con il sistema fieristico milanese dopo aver parlato della costituzione di una holding fieristica veneta. «Siamo per la macroregione – ha detto – però siamo anche per una sana competizione all'interno della macroregione. Milano ha tentato di sfilare a Verona la partita di Vinitaly e quella dei cavalli; non pensi di sfilare la partita dell'agroalimentare con l'Expo. È un grande investimento che abbiamo fatto, è bene che di quella piattaforma si discuta assolutamente all'interno della macroregione ma ad armi pari». Zaia forse alludeva, dopo l'insediamento di Roberto Maroni alla Regione Lombardia, a una concertazione tra poli fieristici dopo anni di accesa competizione tra Fiera Milano e Veronafiere. Il governatore ha poi auspicato «che si riconosca la valenza della Fiera di Verona: spero riesca a rendere concreto il sogno del polo fieristico veneto dove il know how di Verona possa diventare patrimonio per tutte le fiere della regione». Domani peraltro verrà annunciata la partnership tra Veronafiere ed Expo per una replica di OperaWine, l'evento che proprone le cantine Top 100 italiane, già a partire dal 2014 nella cornice dell'Esposizione. Una manifestazione ghiotta per i produttori italiani che potranno venire a contatto con 20 milioni di visitatori.

Il dilemma dell'articolo 62
Il ministro delle Politiche agricole, Mario Catania ha elogiato l'attenzione di Vinitaly all'export e anche alla Cina. Un mercato «nel quale c'è un grande spazio. Siamo fortissimi sui mercati storici, come Usa e Germania, ma siamo indietro nei nuovi mercati come Asia e Cina. Dobbiamo lavorare per recuperare terreno, dobbiamo fare meglio sistema, e non disperdere le risorse».
Cauta poi l'apertura di Catania sull'art. 62 della legge che regola i pagamenti (30 e 60 giorni) nelle forniture di prodotti agroalimentari. Nei giorni scorsi il dipartimento legislativo del ministero dello Sviluppo economico aveva dichiarato l'articolo 62 sostanzialmente superato (almeno per le scadenze 30 e 60 giorni) dal recepimento della direttiva Ue che garantisce maggiore spazio di negoziazione tra le parti.
A Il Sole 24 Ore il ministro ha detto «che la legge è pienamente operativa ma i nostri tecnici stanno lavorando per eliminare quei problemi che si sono manifestati. Al resto dovrà provvedere il parlamento: le leggi possono essere abrogate dal Parlamento non da qualche ufficio».

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