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Questo articolo è stato pubblicato il 09 gennaio 2014 alle ore 12:02.
L'ultima modifica è del 09 gennaio 2014 alle ore 12:04.
Davvero evanescente la ripresa economica, se diamo retta agli segnali (inequivocabili) che vengono dai consumi di elettricità. Bando alle illusioni: il 2013 - fa sapere Terna, il gestore di rete, nel preconsuntivo annuale appena diffuso - si è chiuso con la seconda picchiata annuale successiva, che ha anzi raddoppiato la caduta del 2012: -3,4%. Ad affievolire solo un po' l'allarme c'è il fatto che a parità di calendario la discesa si riduce al 3,1%, considerando che il 2012 è stato bisestile e ha avuto un giorno lavorativo in più. Poco consola anche l'apparente rallentamento della discesa di novembre e di dicembre, che hanno segnato una flessione del 2% rispetto agli stessi mesi del 2012. E l'allarme non si attenua anche considerando che una parte (comunque piccola) della flessione dei consumi è dovuta alla crescita dell'efficienza energetica sia nei processi industriali che nell'uso dell'elettricità nelle nostre abitazioni.
Il dramma del termoelettrico
Sta di fatto che la flessione del 3,4% del 2013 rispetto all'anno precedente mostra - rimarca Terna - il calo più consistente dall'inizio del secolo dopo quello del 2009 quando i consumi calarono addirittura del 5,7% rispetto all'anno precedente. In pratica siamo tornali al di sotto dei consumi elettrici del 2003.
Un problema nel problema è rappresentato dalla crisi ormai drammatica della produzione termoelettrica, ovvero la generazione con le centrali che usano i combustibili fossili. A metterla vistosamente le corde, con un crollo del 12% rispetto al 2012, è la combinazione tra la flessione complessiva e la continua crescita delle rinnovabili, spinte dagli incentivi e dalla priorità nella produzione e nel dispacciamento.
Salto indietro di 10 anni
L'anno scorso siamo sprofondati, in pratica, sotto i consumi del 2003, facendo calare il gran de contatore nazionale a 317,1 miliardi di kilowattora. Con le flessioni più consistenti in Sardegna (-16,4%) e nella macroarea del Nord-Ovest (-7,8%) che include Liguria, Piemonte e Valle d'Aosta. Nello specifico la domanda di elettricità nel 2013 è stata soddisfatta per l'86,7% con produzione nazionale (di cui 56,8% termoelettrica, 16,5% idroelettrica, 1,7% geotermica, 4,7% eolica e 7,0% fotovoltaica) e per il restante 13,3% dal saldo dell'energia scambiata con l'estero. Mentre sprofonda il termoelettrico aumenta (ma qui il dato 2013 potrebbe rivelarsi congiunturale e non strutturale) la produzione idroelettrica (+21,4%). Decollano con decisione il fotovoltaico (+18,9%) e l'eolico (+11,6%). Piuttosto timida, considerando le potenzialità, la crescita della geotermia: +1,0%.
Dicembre senza vento
Quanto ai dati particolareggiati dell'ultimo mese dell'anno i 26,1 miliardi di kWh richiesti dall'Italia a dicembre mostrano una flessione del 2,2% rispetto a dicembre dello scorso anno. Depurata dagli effetti di temperatura e calendario, la variazione si riduce al 2%, con un calo in tutto i territorio nazionale: -2,5% al Nord, -1,8% al Centro e -2,1% al Sud. Con una domanda soddisfatta per l'86,3% con produzione nazionale (-1,8% della produzione netta rispetto a dicembre 2012) e per il restante 13,7% dal saldo dell'energia scambiata con l'estero (-5% rispetto a dicembre 2012). Ancora più in dettaglio, la produzione nazionale netta (22,7 miliardi di kWh) è calata dell'1,8% rispetto a dicembre 2012, con una nuova poderosa crescita del fotovoltaico (+27,1%) mentre ha momentaneamente invertito la tendenza l'eolico (-36,9%).
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