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Questo articolo è stato pubblicato il 21 gennaio 2014 alle ore 07:45.
L'ultima modifica è del 21 gennaio 2014 alle ore 11:13.

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Blu come mare, anzi Oceano. Verde come l'energia che in un futuro non lontano potrebbe alimentare quasi per intero l'Europa. Un sogno, forse. Un azzardo, probabilmente. Sta di fatto che la Commissione Ue, solitamente prudente e circospetta sull grandi e piccole illusioni della tecnologia e della scienza, sembra crederci. O, almeno, sembra convinta che occorra provarci. Ecco allora il "piano d'azione a sostegno dell'energia blu" appena presentato dai commissari europei Maria Damanaki (Affari marittimi e alla pesca) e Guenther Oettinger (Energia). L'obiettivo: «facilitare l'ulteriore sviluppo del settore dell'energia oceanica rinnovabile in Europa, istituendo innanzitutto un forum sull'energia oceanica "che riunisca i soggetti interessati al fine di rafforzare le capacità e promuovere la cooperazione". Prima la ricognizione, poi gli studi operativi, infine - azzardano i due commissari – "la piena industrializzazione" delle soluzioni che si troveranno.

Onde da sfruttare
L'energia oceanica – spiega la Commisione Ue in una nota - include tutte le tecnologie per la raccolta delle energie rinnovabili provenienti dai mari e dagli oceani, ad eccezione dell'energia eolica offshore. Per "contribuire alla decarbonizzazione dell'economia della Ue e fornire all'Europa un'energia rinnovabile sicura e affidabile". Questo perché "le risorse energetiche oceaniche disponibili a livello mondiale superano il nostro fabbisogno energetico attuale e futuro", pronte ad "essere raccolte in molte forme, ad esempio attraverso l'energia del moto ondoso e l'energia mareomotrice". Pregio aggiuntivo: l'energia oceanica può creare molti posti di altamente qualificati "in particolare nelle zone costiere dell'europa spesso caratterizzate da elevati tassi di disoccupazione".

Le incognite non mancano
Tutto facile? Niente affatto, ammettono gli strateghi della Ue. "Nonostante il suo incontestabile potenziale questo nuovo promettente settore si trova confrontato a una serie di sfide da superare per riuscire a produrre benefici significativi in termini economici e ambientali e divenire competitivo rispetto alle altre modalità di produzione di energia elettrica". Infatti – rimarcano a Bruxelles – "i costi tecnologici sono elevati e l'accesso ai finanziamenti risulta difficile; sussistono notevoli ostacoli infrastrutturali, tra cui i problemi di collegamento alla rete o l'accesso ad adeguate strutture portuali e a navi specializzate; esistono barriere amministrative, tra cui complesse procedure di autorizzazione e di licenza, che possono ritardare i progetti e aumentare i costi; esistono infine problemi ambientali, tra cui la necessità di intensificare la ricerca e di disporre di migliori informazioni sugli impatti ambientali".
(F.Re.)

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