Mentre il gruppetto dei migliori era – come si suol dire – “a tutta”, Marco Pantani, quasi spazientito, si rivolse al fido gregario Roberto Conti: “Oh ma quando inizia sta Marmolada?”. In realtà, il Passo Fedaia era già iniziato da parecchio, ma l’indimenticato scalatore di Cesenatico – che aspettava il tratto più duro per scatenarsi - era talmente forte che non se ne era neppure accorto.
Era il 2 giugno 1998, 17esima tappa del Giro d’Italia: 215 chilometri da Asiago a Selva di Val Gardena. Fu l’anno d’oro del Pirata, che conquistò quel Giro iniziando a demolire la concorrenza proprio sulla Marmolada, e poi il Tour de France, diventando l’ultimo nella storia del ciclismo a vincere entrambe le corse a tappe a distanza di un mese.
“Siamo già a metà salita”, gli risposte Conti. E Pantani, che indossava la maglia verde di miglior scalatore, scattò: alla sua ruota rimase solo Vincenzo Guerini, perfetto compagno di viaggio nella discesa verso Canazei, nell’ultima scalata verso Passo Sella e infine verso l’arrivo a Selva di Val Gardena, dove Pantani lasciò da signore la vittoria di tappa allo stesso Guerini. Ma quel che più contava, quel giorno, per il Pirata era indossare la maglia rosa, sfilata allo svizzero Alex Zulle, terminato a circa 4 minuti.
Fu l’inizio di una tre giorni terribile sulle montagne che sancì la superiorità di Pantani. Se infatti 24 ore dopo sull’Alpe di Pampeago il Pirata veniva sconfitto allo sprint dal russo Pavel Tonkov, il 4 giugno avrebbe ingaggiato un duello memorabile con lo stesso Tonkov sulla salita di Montecampione, infliggendogli quasi un minuto e portando poi la maglia rosa a Milano.
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