"Ricordo che a inizio salita non stavo bene, poi i miei compagni mi incitavano e lo scenario di quella meravigliosa salita mi spinse ad attaccare, a conquistare la tappa e la maglia rosa: fu una vittoria speciale, che non dimenticherò mai". Parole e musica sono di Alberto Contador, il fuoriclasse spagnolo che si è ritirato l'anno scorso, e il 15 maggio 2011 rivoltò il Giro d'Italia come un calzino sull'Etna, la salita siciliana per eccellenza ma anche il vulcano che si scorge dai Nebrodi.
Era la nona frazione della corsa, da Messina al Rifugio Sapienza (appunto sull'Etna) per complessivi 169 km e Contador la corse da campione, con quel susseguirsi di scatti e controscatti in salita che solo lui negli ultimi anni è riuscito a regalare al grande pubblico. Uno dopo l'altro cedettero tutti i big: prima Vincenzo Nibali, che correva in casa ma era ancora un "giovane" campione, poi il compianto Michele Scarponi, infine il minuscolo scalatore venezuelano Rujano, ripreso dal "Pistolero" a ridosso del traguardo e saltato come un birillo. Fu un vero e proprio show nonostante il vento, a volte contrario ai corridori, che soffiava nel meraviglioso scenario delle pietre laviche e sicuramente penalizzava il battistrada rispetto al gruppo inseguitore.
Contador dominò quel Giro in lungo e il largo ma alla fine, mesi dopo, la vittoria nella corsa rosa gli venne tolto per una controversa squalifica anti doping retroattiva. Il verdetto della strada, però, sull'Etna era stato più che netto. Il fenomeno iberico si sarebbe rifatto tuttavia al Giro del 2015, in cui nonostante la sfortuna e varie cadute, portò la maglia rosa a Milano davanti a Fabio Aru e Landa. Memorabile, in quel Giro, fu la sua rimonta nel Passo Mortirolo, iniziato con 1 minuto di svantaggio sui migliori a causa di una foratura e scollinato praticamente in testa.
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