La strada che porta in cima allo Jafferau è praticamente una parallela della salita verso la diga di Rochemolles: entrambe partono da Bardonecchia, ma solo la prima ha ospitato l’arrivo del Giro d’Italia in tre occasioni. Due in tempi recenti, nel 2013 con la vittoria di Mauro Santambrogio (poi squalificato per doping) su Vincenzo Nibali in mezzo a una bufera e nel 2018 con la cavalcata di Chris Froome, che ha trionfato sui 1908 metri del Jafferau dopo una fuga di oltre 80 km iniziata sullo sterrato del Colle delle Finestre.
Il primo passaggio della carovana rosa risale invece al 1972 e merita di essere raccontato. Sono gli anni di Eddy Merckx, detto il Cannibale, che spadroneggiava in qualsiasi corsa. Quel Giro, tuttavia, per il belga iniziò male perché sul Blockhaus, in Abruzzo, lo scalatore spagnolo Josè Manuel Fuente gli rifilò oltre 2 minuti e mezzo con i primi critici che iniziavano già a vedere traballare il regno di Merckx, il quale tuttavia – giusto per chiarire le cose – si riprese la maglia rosa tre giorni dopo a Catanzaro. Il Cannibale però voleva comunque restituire il favore ai grimpeur sul loro terreno: per questo si scatenò proprio nella Savona-Jafferau, tappone alpino di 256 km, in cui Fuente lo attaccò sul Sestriere. Merckx lasciò fare e poi, all’imbocco della dura ascesa verso l’allora sterrato Jafferau (5,5 km all’11% medio con punte al 14%), accelerò e scremò il gruppo. Fuente, ormai sfinito dalla lunga fuga e dal vento contrario che lo aveva frenato fino a Bardonecchia, si spense lentamente come una candela: Merckx lo raggiunse e lo passò a 1 km dalla fine trionfando in maglia rosa; FeliceGimondi giunse sesto a circa 1 minuto e mezzo mentre tre big come Italo Zilioli, Gianni Motta e Franco Bitossi vennero espulsi dalla corsa per reciproche scorrettezze. “La corsa è ancora lunga, non ho vinto niente, c’è ancora la tappa dello Stelvio”, disse il belga sul palco delle premiazioni, intervistato dall’allora giovanissimo Alfredo De Zan. Infatti sullo Stelvio vinse Fuente ma lo stesso Merckx vinse nella frazione di Livigno e nella cronometro di Arco, arrivando a Milano in rosa con 5 minuti e mezzo sullo spagnolo.
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