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Psicologi in cerca di nicchie

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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2010 alle ore 09:22.

Risorse umane, marketing e pubblicità, impieghi pubblici nel campo dell'insegnamento o dell'assistenza sociale: sono questi i principali sbocchi per i laureati in scienze politiche e psicosociali, secondo gli specialisti del recruiting e ordini professionali.

«Scienze politiche – dice Francesca Contardi, managing director di Page Personnel – è una delle facoltà più trasversali in assoluto. Offre sbocchi simili a quelli di economia e commercio, con aperture nelle risorse umane, nel marketing, nel commerciale, nell'assistenza di alta direzione e nel back office. Psicologia e pedagogia, invece, sono finalizzate prevalentemente all'inserimento nell'ambito risorse umane».

La crisi, però, ha lasciato il segno e trovare lavoro oggi è più difficile che in passato. È bene quindi scegliere oculatamente il proprio percorso tenendo conto del mercato del lavoro. E se i dottori in scienze politiche e in sociologia (si veda il servizo qui sotto) appaiono più poliedrici, più duro è lo scenario per gli psicologi. Così lo descive Luigi Palma, presidente dell'Ordine nazionale psicologi: «Già dal 2004 il mercato non è più in grado di assorbire la crescita costante di psicologi: gli iscritti all'albo sono 80mila, solo 40mila lavorano ma una buona metà non ha un reddito adeguato. Il problema è che molti ragazzi studiano psicologia sperando di operare in ambito clinico, che è però il più inflazionato. Il mio consiglio è acquisire una formazione più ampia che consenta di operare in ambiti diversi».

Ferma restando la saturazione del mercato, è comunque possibile individuare settori che offrono buoni sbocchi professionali o che si svilupperanno nell'immediato futuro. «In ambito privato – aggiunge Palma – penso al pubblicitario e alle risorse umane». La maggior parte delle opportunità viene però dal pubblico: «La gestione delle emergenze è un settore in cui l'operato degli psicologi è indispensabile.

La psicologia del traffico, per l'educazione al rispetto delle regole e alla mobilità sostenibile, è una disciplina molto sviluppata in Europa che comincia ad affacciarsi solo oggi in Italia e ha quindi buoni margini di crescita. Anche in ambito scolastico siamo indietro, perché manca una normativa che stabilisca la presenza di uno psicologo negli istituti superiori anche se molte scuole vi facciano ricorso per progetti specifici. È possibile prevedere nel prossimo futuro un certo sviluppo».

Discorso opposto per i laureati in pedagogia: la normativa per l'inserimento dei professionisti nei centri riabilitativi delle regioni c'è, ma di fatto non è ancora applicata. «Il problema – spiega il presidente della Federazione italiana pedagogisti (Fiped) Agostino Basile – è che i pedagoghi non sono ancora equiparati a figure professionali sanitarie. Stiamo lavorando a un decreto per superare questo scoglio».

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Le maggiori opportunità di lavoro derivano dall'attività libero professionale privata. I più richiesti sono gli specialisti in «disturbi dell'apprendimento, potenziamenti cognitivi in caso di ritardi mentali, trattamento dei bambini con autismo anche in strutture che operino in ambito sociale e sanitario per percorsi riabilitativi ad hoc». C'è poi la pedagogia giuridica e sociale, con le consulenze per i genitori e per i tribunali con la stesura di perizie per eventuali affidi. «Certo, la crisi si sente – conclude Basile – ma è enfatizzata dalla confusione dei percorsi di laurea: troppi indirizzi di cui non è ben chiara la finalità. Bisognerebbe ricomporli in una, due specializzazioni al massimo».