Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 09 giugno 2010 alle ore 13:29.
Il governo ha posto la fiducia sul ddl intercettazioni, la 34esima del Governo Berlusconi. Lo ha annunciato in aula il ministro per i Rapporti con il Parlamento Elio Vito, precisando su richiesta della presidente dei senatori Pd, Anna Finocchiaro, che il Consiglio dei ministri l'ha autorizzata nella seduta del 29 maggio. Poi l'ufficio stampa di Vito precisa che si tratta della seduta del 25 maggio.
La fiducia è stata posta dopo una mattinata di ostruzionismo in commissione Giustizia dove sono stati esaminati, ma non votati, i 12 emendamenti modificativi del provvedimento proposti dal relatore, in linea con le indicazioni dell'ufficio di presidenza del Pdl. La tabella di marcia prevede oggi pomeriggio e domani mattina fino alle 11,30 la discussione generale. Poi dalle 11,30 le dichiarazioni di voto che saranno trasmesse in diretta sul sito del Sole 24 Ore. La "chiama" per il voto finale inizierà alle 12.30 circa. Intanto i senatori dell'Italia dei Valori hanno deciso per protesta di presidiare l'aula del Senato per tutta la notte, occupando i banchi dell'emiciclo riservati al Governo.
Il maxiemendamento presentato dal Governo recepisce il testo base approvato dalla Commissione Giustizia, gli undici emendamenti a firma dei capigruppo di maggioranza e il
pacchetto di dodici emendamenti presentati ieri dal relatore Roberto Centaro, illustrati in un abc. Recepisce anche parte di un emendamento presentato dal senatore Idv Luigi Li Gotti, che riguarda la sostituzione del pm indagato per rivelazione del segreto istruttorio o per aver rilasciato dichiarazioni su un procedimento affidatogli. Secondo la nuova versione del testo, infatti, dovrebbe essere il Procuratore della Repubblica ad informare immediatamente il capo dell'ufficio presso cui lavora il pm del fatto che questi risulta indagato. Se invece ad essere indagato fosse il capo dell'ufficio, il procuratore della Repubblica dovrebbe informare il Procuratore Generale.
Il ddl sulle intercettazioni «è un primo passo importante, cercheremo di migliorarlo più avanti», ha detto il premier Silvio Berlusconi, ribadendo che «andiamo avanti decisi in questa direzione», perchè «la privacy deve essere garantita da uno Stato di diritto». Intorno al ddl «c'è stata molta baraonda sui giornali, dall'opposizione, ma a favore delle intercettazioni c'è solo una picola lobby di magistrati e giornalisti». Per Berlusconi «la maggior parte degli italiani è stanca di non poter usare il telefono per paura di essere spiata». Per Berlusconi «bisogna andare decisi in questa direzione, perchè il diritto alla riservatezza e all'inviolabilità delle comunicazioni è un diritto fondamentale di libertà».