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Questo articolo è stato pubblicato il 12 luglio 2010 alle ore 08:51.
Lavori in corso sulla manovra in Parlamento. Blindato dal già annunciato duplice ricorso al voto di fiducia da parte del Governo, il decreto legge 78 di stabilizzazione dei conti pubblici per il 2011-2012 affronta da oggi le ultime curve pericolose al Senato. Dopo il via libera della commissione Bilancio sui tanti punti rimasti ancora in sospeso, da domani il decreto sbarca in aula a palazzo Madama col previsto maxi emendamento governativo che riassumerà le modifiche della commissione e probabilmente ne aggiungerà delle altre sui nodi politici e istituzionali eventualmente non ancora risolti, a cominciare dai tagli a regioni ed enti locali, ma non solo.
La manovra 2011-2012 resta insomma il vero dominus dell'attività parlamentare. Il voto finale del Senato arriverà giovedì sera, poi la sessione di bilancio estiva si trasferirà immediatamente a Montecitorio in quella che appare in tutti i sensi come una corsa contro il tempo. Il decreto scade infatti il 30 luglio e ciò significa che la Camera avrà meno di due settimane di tempo – non più di 9-10 giorni di lavoro effettivo – per esaminare la manovra da 25 miliardi per il prossimo biennio: il timing di Montecitorio prevede l'arrivo in aula per lunedì 26 e nei giorni seguenti la seconda richiesta di fiducia da parte del Governo. Sempreché la Camera conceda senza ulteriori modifiche il "visto si stampi" alla legge di conversione, altrimenti a tappe forzate, in pochissime ore, il decreto dovrà tornare al secondo voto del Senato.
Pressoché monopolizzata dall'esame della manovra sui conti pubblici, l'attività parlamentare riserverà in ogni caso altri argomenti politici di fortissimo interesse. Uno, più di tutti: il ddl che sostanzialmente blocca le intercettazioni telefoniche, sul quale continua il testa a testa anche nella maggioranza soprattutto da parte della pattuglia dei finiani. Il provvedimento è all'esame della commissione Giustizia della Camera e almeno formalmente è ancora inserito all'ordine del giorno dell'assemblea per fine mese. La speranza di palazzo Chigi sarebbe quella di riuscire a incassare il voto della Camera poi addirittura del Senato prima delle vacanze estive: ipotesi che appare tuttavia sia politicamente che tecnicamente molto impervia. E non solo per via della priorità da dare all'esame della manovra.