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Questo articolo è stato pubblicato il 28 settembre 2010 alle ore 09:24.
Il modello del nuovo redditometro viene testato in questi giorni dai tecnici dell'amministrazione finanziaria. Le coordinate del nuovo strumento, al momento, sembrano due. Un utilizzo ai fini della compliance, preventivo rispetto alle dichiarazioni e di massa, che potrebbe vedere comunicazioni ai contribuenti giocate su grandi numeri, con milioni di soggetti coinvolti. Un utilizzo, invece, relativo ai controlli veri e propri del fisco che seguirà i criteri dei controlli dell'agenzia delle Entrate e, quindi, sarà concentrato sugli scostamenti più rilevanti.
Doppio binario
Sono queste le indicazioni che si possono trarre mettendo insieme gli elementi emersi in diverse occasioni pubbliche da parte dei rappresentanti dell'agenzia delle Entrate. Da ultimo fa testo l'incontro svoltosi venerdì scorso a Santo Stefano Belbo , dove il direttore delle Entrate, Attilio Befera, ha dato ampia assicurazione che fino a che non sarà emanato il provvedimento che disciplinerà il nuovo strumento, l'agenzia delle Entrate sarà disponibile a confrontarsi con gli operatori del settore per arrivare a uno strumento quanto più possibile soddisfacente. E proprio sul confronto spingono le richieste dei rappresentanti dei contribuenti. Dopo i professionisti , anche Pmi, artigiani e commercianti esprimono infatti preoccupazioni sul nuovo redditometro e chiedono alle Entrate un confronto.
Le categorie
«Se dovesse esserci davvero una campagna di massa con milioni di avvisi – spiega Marino Gabellini, responsabile dell'ufficio fiscale e tributario di Confesercenti – significa che il redditometro sarà snaturato. Almeno rispetto alla versione presentata alle categorie a maggio. Una campagna a tappeto, sia pure rivolta alla compliance, rischia di coinvolgere anche contribuenti con scostamenti minini, comunque inferiori a quel 50% di cui si era discusso».
«In attesa di conoscere i decreti attuativi – sottolinea Andrea Trevisani, direttore delle politiche fiscali di Confartigianato – l'uso del nuovo redditometro che, dalle prime anticipazioni, dovrebbe essere massicciamente impiegato come strumento di prevenzione con segnalazioni di irregolarità ai contribuenti, deve essere accompagnato da un'adeguata fase di sperimentazione. L'esperienza degli studi di settore ha insegnato che solo con il coinvolgimento delle rappresentanze è possibile "tarare" correttamente modalità che rimangono, pur sempre, parametriche di determinazione del reddito». Secondo Trevisani, l'inversione dell'onere della prova potrebbe far emanare avvisi di accertamento non sempre calibrati: «In fase di primo avvio del nuovo strumento – conclude – sarebbe stato utile prevedere alcune cautele, quali, ad esempio, mantenere l'obbligo di verificare la non congruità del reddito dichiarato per due o più periodi d'imposta, come pure conservare lo scostamento nella misura attuale del 25%».