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Questo articolo è stato pubblicato il 28 settembre 2010 alle ore 17:34.
«Dovremmo avere il coraggio di dire che le tasse sono una cosa bellissima e civilissima, un modo di contribuire tutti insieme a beni indispensabili come la salute, la sicurezza, l'istruzione e l'ambiente». Era il 7 ottobre del 2007 quando Tommaso Padoa Schioppa, in un'intervista a Lucia Annunziata, pronunciò queste parole sucitando un vespaio di polemiche e critiche, sia dall'opposizione di centrodestra che dal suo schieramento di appartenenza, il centro sinistra.
Parlare di tasse è sempre un argomento delicato in Italia. Lo sa bene Romano Prodi che, partendo strafavorito alla vigilia delle elezioni del 2006, riuscì a perdere terreno scivolando proprio sulla questione fiscale (sfruttata poi da Berlusconi con il famoso coup de teatre sull'abolizione dell'Ici). Il centrosinistra vinse per pugno di voti, ma agonizzò per i due anni successivi. E, proprio alla fine del 2007, quando Padoa Schioppa parlò delle tasse bellissime, da destra si tentava la spallata definitiva all'esecutivo del professore arrivando addirittura a proporre, come fece la Lega nord, lo sciopero fiscale.
È un circolo vizioso quello del fisco nel nostro paese. L'evasione, secondo le ultime rilevazioni del Centro Studio Confindustria, si aggira oggi intorno ai 125 miliardi di dollari. «Valori sbalorditivi», nonostante i buoni risultati della lotta al «nero». L'economia sommersa è pari al 20% del Pil.
«Pagare meno tasse pagarle tutti» è un ritornello che si sente ripetere da tempo nel nostro Paese ma nessuno finora è riuscito a trovare un sistema efficace per metterlo in pratica. Perché? In tanti hanno provato a rispondere. C'è per esempio chi ha tirato in ballo la scarsa severità con cui la politica (soprattutto i governi di centrodestra) ha affrontato il problema. Basti pensare ai condoni e allo scudo fiscale voluto da Giulio Tremonti, giudicato troppo generoso rispetto a quello di altri paesi da un rapporto di Nens (l'associazione fondata dal Pier Luigi Bersani e Vincenzo Visco). Altri invece segnalano il basso livello del nostro sistema di Welfare, messo a confronto con quello di altri paesi europei. Come dire: pago le tasse se indietro ho dei servizi. Se questi latitano, preferisco evadere.
Le letture possono essere tantissime. Una molto originale si trova in uno studio del Centro sulle scienze sociali di Berlino che mette in relazione la fedeltà fiscale con il patriottismo dei cittadini. Secondo Kai A. Konrad e Salmai Qari, che lo hanno curato, i due fattori vanno di pari passo e sono direttamente proporzionali. In particolare i due studiosi hanno constatato che i paesi che sono riusciti a coltivare l'attaccamento alla patria, soprattutto gli Stati Uniti, sono anche quelli in cui il fenomeno dell'evasione e del sommerso sono meno diffusi.