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Norme e Tributi Fisco

Al congresso dei commercialisti patto con le banche per l'accesso al credito delle piccole imprese

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Questo articolo è stato pubblicato il 22 ottobre 2010 alle ore 10:19.

I commercialisti e il Sole, una squadra in campo: la parola a Treu e Siciliotti

Tutte le video interviste della seconda giornata del congresso dei commercialisti

Proposte di legge in tema di insolvenza civile e di certificazione di accesso al credito, green economy e quote di genere: queste alcune delle questioni affrontate nella seconda giornata del Congresso nazionale dei Dottori commercialisti e degli esperti contabili che si sta svolgendo a Napoli alla Mostra d'Oltremare.

I lavori hanno preso il via dal tema della mediazione civile e della gestione dei patrimoni sequestrati, «I liberi professionisti al servizio del paese», questo il titolo del primo incontro. I riflettori sono puntati su due nuovi ambiti di lavoro per i commercialisti: la mediazione civile e commerciale ex L. 69/2009 e D.Lgs. 28/2010, che costituisce per il professionista una opportunità di diventare non solo mediatore ma anche consulente di fiducia delle parti. La formazione aziendalistica dei commercialisti, poi, può essere utile per gestire i patrimoni sequestrati – aziende, ma anche beni mobili o immobili. Con il d.lgs. 14/2010 infatti è stato istituito l'Albo degli amministratori giudiziari, e tra i soggetti cui spetta l'amministrazione, la gestione e la custodia dei beni sequestrati e confiscati figurano anche i commercialisti.

Durante il primo incontro l'Ordine dei dottori commercialisti ha diffuso i primi dati relativi alle nuove misure in tema di patrimoni sequestrati. Oltre 5mila le domande di commercialisti da tutta Italia di iscrizione all'albo degli amminis tratori giudiziari; sequestri per un valore 15 miliardi di euro e confische per 3 miliardi, che vengono gestiti dall'agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati. Somme recuperate al 31 agosto 2010 (Fondo unico di Giustizia): 2.202 milioni di euro. I beni recuperati sono stati assegnati in gran parte a comuni province e regioni, ma anche a ministeri ed enti di sicurezza e soccorso.

«C'è un impegno che ha raccolto ottimi risultati nell'ultimo biennio - ha dichiarato Vincenzo Giglio, presidente della sezione misure di prevenzione del tribuna le di Reggio Calabria -. Come giudice delegato gestisco circa 150 amministrazion i giudiziarie che hanno ad oggetto un patrimonio di circa un miliardo di euro. Ciò che chiedo allo stato è di sapere cosa fare di questa enorme ricchezza: oltre all'amministrazione dei beni, chiedo di sapere qual è la nostra mission rispetto al grande patrimonio imprenditoriale del territorio. Quest'azione corale dovrebbe essere affinata con strumenti di dettaglio».

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«I problemi da risolvere sono tanti - dice il prefetto Mario Morcone, direttore dell'Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata - noi ci siamo mossi su più linee: costruire la rete di supporto all'autorità giud iziaria nella fase di sequestro che ci aiuti nella fase di destinazione dei beni e costruire quel tessuto di informazione telematica che sarà il vero punto di s volta». Otto milioni e mezzo stanziati per la sede di Reggio Calabria, in vista l'apertura di una sede a Napoli: l'attività dell'agenzia sembra essere partita c ol piede giusto.

«Difficile fare l'amministratore giudiziario - spiega Demetrio Arena, commercial ista, presidente commissione amministrazione giudiziaria e misure di prevenzione del Cndcec – ma la categoria è impegnata in tal senso oltre lo status di classe professionale, per assumere quello di classe sociale. Il ruolo del professionista è, nell'ambito del sequestro che ha natura preventiva, di svolgere funzioni di custodia, mantenendo valore dei beni, e possibilmente incrementandone gli utili. Quando nel patrimonio c'è la presenza di un'azienda la funzione diventa ancora più complessa: gli effetti del sequestro fanno passare l'azienda da una condizione di "privilegio" a danno degli imprenditori onesti producono un crollo di tale posizione e la collocano in una posizione di crisi. Vengono investiti anche portatori di interesse: le banche chiedono rientro delle esposizioni, i fornitori tendono a interrompere rapporti commerciali o impongono condizioni onerose, i clienti sono diffidenti e i lavoratori danno un apporto inferiore. Occorre ritornare al concetto di sussidiarietà: l'assunzione di un ruolo di questo tipo, così rischioso, implica una scelta che non può essere fondata solo su ragioni di cara ttere professionale o economico: l'amministratore giudiziario deve andare oltre.

I dati in tal senso sono eloquenti: l'apporto della categoria è stato forte. Secondo dati tratti dal tribunale abbiamo constatato che oltre il 90% delle aziende permangono sul mercato nel periodo tra il sequestro e la consegna delle stesse allo stato». «Col prefetto Morcone e con i ministri Maroni e Alfano abbiamo trascorso ferrago sto a Corleone – ha raccontato Alfredo Mantovano, sottosegretario di stato all'Interno: la mia impressione era che il paese fosse diviso a metà: da un lato il grande entusiasmo dei giovani, dall'altro si percepiva lo sguardo non in linea con quell'entusiasmo. Sul piano generale siamo su questo crinale che può dare slancio alla lotta alla criminalità nei fatti, anche nella riappropriazione del t rritorio da parte dello stato. Sforzi in questa direzione: un salto culturale del sequestro e della confisca. Le prime norme nell'82 avevano un'ottica necessariamente repressiva: nel frattempo sono emerse questioni e prospettive. Oggi c'è visione più dinamica del bene: non si parla più di custode, ma di amministratore.

Il professionista impegnato su questo fronte è testimone della credibilità dello stato. «La 109 è uno strumento di una nuova antimafia, istituzionale e sociale – ha commentato Don Pino de Masi dell'associazione Libera di Gioia Tauro - il bene confiscato non è solo sottrazione di risorse alla criminalità ma è occasione di sviluppo e di crescita per il territorio. È necessario un fondo di garanzia per le coope rative per accedere alle banche».

Il protocollo con l'Abi per l'accesso al credito. Migliorare la quantità e la qualità dell'informazione finanziaria, aumentare la possibilità di accesso al credito delle piccole imprese e sostenere percorsi virtuosi tesi a migliorare l'attendibilità e la trasparenza informativa aziendale, nonché a promuovere la legalità dei comportamento economici. Sono questi gli obiettivi del Protocollo d'intesa sottoscritto oggi a Napoli tra l'Associazione Bancaria Italiana (Abi), il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (Cndcec) e Unioncamere. Ai sensi del Protocollo, i soggetti firmatari si impegnano, tra le altre cose, a diffondere i progetti avviati dall'Abi in tema di autodiagnosi dell'impresa tramite piattaforme web; condividere e avviare iniziative di educazione finanziaria rivolte ai piccoli imprenditori e implementare, a livello locale e come prima applicazione sperimentale, un progetto per l'attestazione degli asset aziendali volta a favorire un processo di convergenza tra i valori contabili e i valori oggetto dell'informativa trasmessa alla banca. Resta ferma, spiega ancora la nota, la assoluta libertà e responsabilità delle banche di applicare i propri modelli di analisi del rischio di credito e, ovviamente, di assumere le decisioni conseguenti. L'iniziativa pilota prevede l'identificazione della figura di un professionista dotato di requisiti di onorabilità e professionalità, nonché di autonomia e di indipendenza rispetto alle singole imprese interessate - secondo un apposito elenco tenuto dalle Camere di Commercio con l'ausilio di rappresentanti degli Ordini territoriali dei Dottori Commercialisti - il cui compito è quello di attestare l'esistenza di taluni specifici asset (crediti vantati nei confronti di terzi, rimanenze di magazzino, ecc.), ivi inclusi anche asset immateriali. Il professionista rilascerà all'impresa una dichiarazione che quest'ultima potrà utilizzare nei rapporti con il sistema bancario, al momento della richiesta di finanziamento. Le banche aderenti all'iniziativa avranno così un supporto informativo aggiuntivo da considerare nel proprio processo di valutazione del merito creditizio. Per quanto riguarda l'individuazione dei soggetti abilitati, Unioncamere coordinerà le attività delle Camere di Commercio locali. A queste spetta di redigere e gestire l'Elenco dei professionisti autorizzati allo svolgimento delle suddette attività, su base nazionale, nel quale possono essere inclusi esclusivamente i professionisti iscritti nella sezione A (Commercialisti dell'Albo dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili) e Revisori Legali iscritti a Ordini professionali, a condizione che ne facciano domanda e siano dotati dei requisiti previsti, secondo apposito regolamento.

Complesso l'ultimo argomento di discussione della mattinata di lavori alla Mostra d'Oltremare. Il ruolo del commercialista appare infatti centrale nell'assicurare maggiore partecipazione degli investitori retail alla vita delle società quotate. In questo ambito si inserisce l'Osservatorio Quotate, promosso dall'associazione Impegno Civile e da alcuni ordini professionali tra cui quello di Napoli, per monitorare l'andamento dell'attività e dei bilanci di società quotate (Ftse, Mib). Nella prima parte, dedicata alla tutela degli investitori di minoranza, si è discusso del rilevante ruolo terzo del commercialista. «La partecipazione di shareholders del retail alla vita delle società quotate è per il 70% nulla», spiega Paolo Saltarelli, presidente Cassa nazionale di previdenza dei ragionieri. «Noi siamo qui per aiutare il piccolo risparmiatore ad esercitare bene questo diritto. Dobbiamo essere intermediari delle informazioni, e offrire la capacità d i interpretarle criticamente».

La seconda parte della tavola rotonda è stata incentrata sulla direttiva Shareholder's right, di prossima entrata in vigore: una direttiva che vuole essere un elemento ulteriore di garanzia per tutti gli azionisti che partecipano a qualsiasi titolo alle società quotate in borsa. La direttiva fissa alcuni punti come quello di inserire all'ordine dei giorno dell'assemblea la presentazione di una proposta di delibera e il voto elettronico per la partecipazione a distan za alla vita della società.

«Questo tipo di maggioranza può conciliarsi con la governabilità – si chiede Domenico Posca, arbitro bancario finanziario – attraverso la nuova direttiva azionisti recepita nel nostro ordinamento. Le novità costituiscono un kit di strumenti per i professionisti per potersi presentare in assemblea in modo cosciente: gli azionisti di minoranza dovrebbero rivolgersi alla categoria dei commercialisti che assicura l'indipendenza. Facciamo crescere la dimensione degli studi professionali in modo da consentire ai 115mila iscritti di esercitare veramente una funzione di consulenza, anche attraverso una nuova politica del governo».

Parere favorevole al progetto di legge sulla ristrutturazione dei debiti per chi non può fallire, con qualche suggerimento di modifica, arriva anche da Michele Sandulli, ordinario di Diritto commerciale all'Università di Roma Tre, che ha precisato: «La seconda possibilità non deve diventare un sistema di vita ed è sempre necessario verificare che il debitore metta effettivamente a disposizione dei creditori tutti i propri beni».

Il risvolto sociale della situazione del sovraindebitamento è l'usura, fenomeno analizzato nello specifico dal sindaco di Salerno Vincenzo De Luca, Fabio Picciolini, segretario nazionale Adiconsum ed Enrico Granata, direttore centrale Abi; contestualmente, Cesare Fumagalli, segretario generale Confartigianato, ha promesso di trasmettere al più presto al Consiglio nazionale dei commercialisti le proprie osservazioni in merito al progetto di legge.

Altro tema della giornata, la Green economy: l'ordine dei commercialisti italiani è l'unico in Europa ad aver trasmesso alle imprese linee guida sull'indicazione in conto economico delle problematiche ambientali. Quindici i documenti sul tema redatti dal Consiglio nazionale dal 1998 a oggi, illustra Chiara Mio, presidente Commissione consulenza ambientale dei commercialisti.

In video le interviste al premio Nobel per l'economia 1998 Amartya Sen e al professore di economia all'Institut d'Etudes Politique di Parigi Jean Paul Fitoussi. Dagli interventi emerge in modo chiaro che il mercato, da solo, non è ecosostenibile e va perciò sostenuto in tal senso anche dai professionisti.

La giornata di lavori si è chiusa con un'altra proposta concreta, in merito al governo societario: il rapporto tra regole, comportamenti e controlli è infatti molto rilevante per il commercialista. Elementi chiave sono il conflitto d'interessi, l'effettiva attuazione di principi di buon governo nella gestione delle imprese e un limite auspicabile nel numero di incarichi svolti da uno stesso soggetto .

«Esiste il grave problema dei conflitti di interesse, bisogna capire cosa si controlla e a favore di chi – sottolinea Giovanni Fiori, ordinario di Economia aziendale alla Luiss di Roma - il nostro sistema di governance gestito dal collegio sindacale è ottimo se funziona bene; va forse integrato con altri soggetti interni scelti dal collegio stesso. I controlli hanno fallito per un problema di regole, in parte corretto, di conflitti di interesse, ma soprattutto per il carente flusso informativo di cui può materialmente disporre un collegio di tre persone in una grande azienda».

Le regole che ci diamo – è la considerazione di Mario Finzi, presidente Assoutenti - servono a tutelare la parte debole dei rapporti e il cliente finale, il piccolo risparmiatore o il piccolo azionista, è la parte debole nel tema dei controlli societari. Per loro la crisi è iniziata prima, con i casi Parmalat e Cirio».

La seconda sessione, l'ultima della giornata, ha focalizzato l'interesse sul controllo delle Pmi e sulla razionalizzazione dei relativi sistemi per evitare che si moltiplichino organi e funzioni societarie, e di conseguenza i costi. Per le piccole imprese, infatti, i problemi di governance sono differenti.

«Se il paese ha tenuto è per l'elemento di coesione sociale che parte dalle piccole imprese italiane - spiega Vincenzo Boccia, presidente di Piccola Industria di Confindustria - la questione comunque non è dimensionale. È finita la fase in cui la qualità, da sola, accresce la competitività, bisogna essere eccellenti in ogni funzione aziendale. La questione del controllo diventa marginale». Boccia si è detto favorevole alla proposta, lanciata durante il congresso dei commercialisti, di costituzione di elenchi di commercialisti presso le Camere di Commercio. «Tutto quello che riguarda la volontarietà - ha commentato Boccia - rappresenta un elemento positivo e questo aspetto riguarda un po' l'evoluzione del lavoro dei commercialisti che diventano sempre più consulenti strategici delle aziende in una visione più aziendalistica che non li relega solo al campo della contabilità come accadeva in passato». Tuttavia, il numero due di Confindustria ha invitato a «stare attenti a che non nascano obblighi che diventano costi per le imprese che ricordiamo vedono una fase di ripresina e, dunque, accelerare in termini di costi da parte delle imprese significa mettere in moto meccanismi prociclici che invece dobbiamo evitare».

«Ci sia nell'impresa l'autorità di sostenere un'etica e l'indipendenza - auspica Niccolò Abbriani, ordinario di diritto commerciale Università di Firenze. L'organismo di vigilanza deve svolgere un ruolo non stereotipato, di verifica del s istema ma anche di informazione e di formazione. E può essere una funzione essenziale per la categoria dei commercialisti».
Consumo critico, federalismo e autonomia tributaria degli enti locali e la società di lavoro professionale: questi i macro-temi della terza ed ultima giornata d i lavori del congresso nazionale dei commercialisti italiani prevista per domani .

Tutte le interviste video della prima giornata di congresso

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