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Questo articolo è stato pubblicato il 23 novembre 2010 alle ore 08:54.
Esprime una moderata soddisfazione per la riforma dell'ordinamento che oggi supera il primo scoglio dell'aula del Senato. Rinnova la posizione critica sulla media-conciliazione, grazie anche alle sollecitazioni dell'Organismo unitario che ieri ha presentato un ricorso al Tar Lazio contro le norme che la regolano. Ma, soprattutto, chiede di tornare a un maggior coinvolgimento dell'avvocatura nei progetti di riforma della giustizia. Guido Alpa, 63 anni, presidente del Consiglio nazionale forense, individua le sue parole d'ordine del trentesimo congresso dell'avvocatura che si terrà da giovedì a sabato a Genova.
Presidente Alpa, oggi il primo ok alla riforma. Un appuntamento molto atteso, per di più alla vigilia del congresso. Siete soddisfatti?
Il testo che sarà approvato oggi in Senato ci soddisfa mediamente. Siamo disposti a rinunciare a molte delle proposte che avevamo fatto, purché si arrivi in tempi rapidi all'approvazione definitiva della riforma.
Immagina un cammino in salita?
Seguiremo il dibattito con attenzione. La sensazione, tuttavia, è che alcuni degli emendamenti non passati in Senato possano essere ripresentati alla Camera. Comunque sia, i valori fondanti, per il momento, sono stati salvati. Tranne qualche eccezione – ad esempio non è stata accolta la richiesta di rendere più professionalizzante il tirocinio e più selettivo l'esame di stato – molte proposte del Cnf sono state accolte.
Come il ritorno delle tariffe?
Sicuramente la reintroduzione delle tariffe minime è un risultato positivo. Stiamo peraltro lavorando alla loro semplificazione. C'è poi l'assicurazione obbligatoria, un sacrificio che, però, gli avvocati possono sopportare anche per tutelare meglio il cliente. Inoltre, c'è la consulenza esclusiva, seppure un po' ridotta nei suoi confini. Ci tenevamo molto, poi, al controllo della continuità e dell'effettività dell'esercizio della professione.
Tema caldo, troppi legali...
Già. Il numero degli avvocati, oltre 230mila, è inflazionato. Molti di questi sono in regola con l'iscrizione, ma non svolgono la professione. È quindi necessario legare la permanenza sull'albo con l'effettivo esercizio dell'attività legale.
E sull'organizzazione del Cnf?
Beh, è stato introdotto un emendamento contro il quale ci siamo battuti molto, e cioè la modifica della composizione del consiglio che obbedisce a una logica diversa rispetto a quella con cui il Cnf concepisce la sua rappresentatività: tutti gli ordini sono uguali e non c'è ragione di modificare la composizione. Sono previsti due rappresentanti ciascuno per gli ordini di Roma, Milano, Napoli. Ed è probabile che vengano introdotti ulteriori componenti da altri grandi ordini, come Bari, Firenze e Palermo. Tutto questo rischia di alterare gli equilibri interni.