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Questo articolo è stato pubblicato il 26 novembre 2010 alle ore 18:50.
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Fra applausi e fischi. Il ministro della giustizia Angelino Alfano, avvocato, è accolto a Genova da un'Avvocatura che, secondo le parole di Guido Alpa, presidente del Consiglio nazionale forense, «si sente tradita e umiliata, e vuole rassicurazioni sull'esito della riforma, affinchè nell'approdo alla Camera il testo non sia mutilato».
È divisa la gremita platea di legali riunita nell'auditorium della Costa Concordia, ormeggiata alla stazione marittima di Genova, dove da ieri, fino a domani, oltre 2mila avvocati sono riuniti per il 30° congresso nazionale forense, in rappresentanza dei circa 236mila avvocati italiani. Il ministro, arrivato intorno alle 17,30, dà rassicurazioni su diversi punti, a sua volta "arringando" con un certo vigore i colleghi.
Due grandi filoni di dibattito infervorano i delegati per ore: la mediazione obbligatoria per alcune materie nel civile, destinata ad entrare in vigore per l'intero impianto dal 20 marzo 2011, e la riforma della professione forense, il cui testo è stato approvato martedì in prima lettura a Palazzo Madama (146 pagine di emendamenti, rispetto alla bozza iniziale). Sono i due temi che più animano il congresso genovese. Che da Alfano pretendeva diverse risposte, mentre la lista delle domande si allunga di ora in ora.
Sulla mediazione, il discusso decreto delegato 28/2010, il pollice verso della classe forense è pressochè integrale. «L'avvocatura non è contraria al sistema della conciliazione pre-contenziosa, prevista dalla direttiva comunitaria – chiarisce Guido Alpa, presidente del Consiglio nazionale forense - ma è contraria ad un sistema che così come congegnato non è in grado di funzionare e, se messo in atto senza i correttivi suggeriti, rischia di far implodere il sistema». Si chiedono tra l'altro l'abolizione della obbligatorietà della mediazione, atteso che la direttiva non la impone, comunque una revisione dei fronti per cui è dovuto puntare alla conciliazione, il rinvio della attuazione dell'intero sistema, per consentire agli Ordini di predisporre gli organismi di conciliazione e formare i mediatori.
Circa la riforma, destinata a pensionare l'attuale impianto normativo che risale al 1933, i vertici del Cnf ne chiedono il celere prosieguo dell'iter parlamentare. Il testo prevede, nei suoi passaggi principali, abolizione del patto di quota lite, reintroduzione dei minimi tariffari (aboliti con le "lenzuolate" di Bersani, qui contestantissime), divieto di ingresso di soci di capitali nelle associazioni o società professionali, percorso di accesso articolato (ma senza numero chiuso all'Università, che pure gli avvocati vorrebbero), principio di continuità professionale, per eliminare dagli Albi chi non esercita continuativamente. Il testo inoltre potenzia la formazione dei giovani, imponendo l'obbligo di formazione permanente; garantisce i cittadini con l'obbligo dell'assicurazione per responsabilità civile.