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Norme e Tributi Diritto

Caterina Flick: organizzazione arma vincente delle donne in toga. Diretta del 30° congresso forense

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Questo articolo è stato pubblicato il 26 novembre 2010 alle ore 06:38.

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GENOVA. In attesa del ministro della giustizia Angelino Alfano prosegue il XXX congresso nazionale forense, con oltre 2mila avvocati runiti a bordo della Costa Concordia per discutere di ruolo della professione, nuove sfide legate alla riforma, recentemente approvata in prima lettura al Senato, criticità e prospettive. La media conciliazione è uno degli istituti che più fanno discutere. Oggi sono previsti oltre 60 interventi. Verso sera è in programma la presentazione delle mozioni congressuali, che saranno approfondite nella mattinata di sabato.

In assise i delegati, in rappresentanza dei circa 236mila avvocati italiani, si interrogano su quali modifiche e integrazioni dare all'articolato sulla riforma, in viaggio verso la Camera. Ieri Guido Alpa, presidente del Consiglio Nazionale Forense (Cnf), ha definito comunque il testo di "portata storica", considerato che va a riformare un testo di legge risalente al 1933. «È importante ora che l'iter parlamentare prosegua senza intoppi».

Alla politica si domanda di eliminare le "lenzuolate" di Bersani, contestando l'efficacia della liberalizzazione, in particolare "l'abolizione delle tariffe e dei minimi degli onorari è un intollerabile intervento legislativo che va rimosso", secondo Maurizio De Tilla, presidente dell'Oua, l'Organismo unitario dell'avvocatura italiana, emanazione del Consiglio nazionale forense, in sostanza la rappresentanza politica dell'avvocatura.

Sul palco si susseguono per un contributo alla discussione numerosi presidenti dei 165 ordini italiani. Accorato intervento, stamane, del presidente degli avvocati dell'Aquila, Antonello Carbonara, che ha sottolineato come, pur avendo la categoria ricevuto per il terremoto un contributo di circa 6,5 milioni dalla Cassa di Previdenza e Assistenza Forense (oltre 156mila iscritti), la quale secondo regolamento può concedere agli iscritti integrazioni al reddito in caso di calamità che costringano a sospendere la professione, queste somme siano a tutti gli effetti sottoposte a normale prelievo fiscale: «E parliamo di diritti umani? La città è in gionocchio - si è infervorato - e nessuno vuole capire».

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Tags Correlati: Angelino Alfano | Antonello Carbonara | Caterina Flick | Cnf | Concordia | Genova | Giovanni D'Innella | Giustizia | Libere professioni | Marco Ubertini | Maurizio De Tilla | Maurizio Ubertini | Osservatorio permanente giovani avvocati | Oua | Pubblica Amministrazione | Senato

 

Sabato sera gli avvocati abruzzesi, che presenteranno una specifica mozione, si asterranno dal partecipare alla cena finale di gala. Il presidente della Cassa, Marco Ubertini, ha replicato che l'impegno è stato pronto e significativo, ma che il regolamento non consente eccezioni, rispetto a teoriche agevolazioni fiscali: «È uno dei temi che porremo al ministro Alfano», il quale è atteso sulla Costa Concordia intorno alle ore 16.

L'indagine, la prima condotta dall'Osservatorio permanente giovani avvocati (Opga)

Tra soddisfazione e miseria: è basculante fra questi due estremi il sentiment dei giovani legali italiani che emerge dalla ricerca sulle leve più verdi della professione, presentata al XXX congresso nazionale forense in corso a Genova. L'indagine, la prima condotta dall'Osservatorio permanente giovani avvocati (Opga) istituito in seno al Consiglio nazionale forense in collaborazione con Aiga (Associazione itaoliana giovani avvocati), sonda aspirazioni e disagi dei legali nati dopo il 1971 – e fino al 1983 - per coglierne aspettative e speranze. Rispetto ai circa 156mila globalmente iscritti alla Cassa di previdenza e assistenza forense, quasi un terzo (42.386) è giovane, ovvero fra i 25 e i 38 anni. In maggioranza donne (23.729 rispetto a 18.657 uomin i). Prevalgono gli associati del nord (poco più di 11mila, contro i circa 5.500 del sud, e gli oltre 4mila del centro).

La fotografia dell'avvocatura giovanile scattata dal gruppo di lavoro coordinato da Giovanni D'Innella, amministrativista a Bari e past president dell'Ordine del capoluogo pugliese, restituisce l'immagine di una categoria spesso delusa dal mestiere intrapreso, innanzitutto per gli scarsi guadagni, dovuti non soltanto al numero eccessivo di avvocati, ma anche alla concorrenza sleale. Significativa, in proposito, la mancata risposta di almeno la metà dei rispondenti (circa 2.700) alla domanda sui tempi di "appagamento economico", segnale forte di un futuro totalmente incerto. Urgente più di ogni altro è ritenuto il problema dell'accesso, per il quale i giovani intervistati auspicano interventi decisi. Vorrebbero il numero chiuso all'Università, m aggiore selezione. Fondamentali formazione e training post-lauream, dubbi invece sull'e-learning, con fastidio, invece, per l'introduzione dell'obbligo formativo. L'associazionismo è vissuto come una via maestra per superare alcune delle difficoltà.Circa invece il rapporto con pc e web, c'è dicotomia: nel privato degli intervistati di uso corrente, le nuove tecnologie sono poco utilizzate nel quotidiano lavorativo. La professione forense rimane radicata alla dimensione cartacea.

La ricerca prova a indagare anche il lato della domanda di servizi legali. Sono state oltre 700 le aziende contattate, tutte con studi legali interni. Il 94% del campione fa in ogni caso ricorso all'assistenza di uno studio esterno, di fiducia o specializzato, in particolare per la gestione del contenzioso e degli arbitrati. I settori del diritto più richiesti sono il contenzioso societario o commerciale, il diritto del lavoro, il diritto industriale. Circa gli emolumenti, i giovani considerano avvocato affermato colui che ha un reddito imponibile medio fra i 100mila e i 300mila euro e ritengono di essere adeguatamente remunerati se guadagnano tra i 30mila e i 50mila euro. Proprio ieri il presidente della Cassa di previdenza forenze Maurizio Ubertini ha sottolineato che la crisi incide soprattutto sulle fasce più deboli: "Ci sono oltre 50mila colleghi iscritti agli albi, ma non alla Cassa – ha riferrito - in gran parte sotto la soglia minima di reddito Irpef, 10mila euro annui, e dei ricavi Iva, 15mila annui. Avvocati tra i 25 e i 35 anni, il cui reddito annuo oscilla intorno ai 20mila euro, il che vuol dire, al netto dei contributi previdenziali e delle tasse, circa 1.200 euro al mese, senza tredice sima né ferie".

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