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Questo articolo è stato pubblicato il 27 gennaio 2011 alle ore 07:36.
La premessa è che l'Italia è l'unico paese europeo «senza finanza locale». C'era più federalismo fiscale durante il fascismo. Poi, dalla grande riforma dell'inizio degli anni Settanta in poi, si è andato stratificando un sistema fiscale completamente accentrato, il cui risultato è stato l'accumularsi del debito pubblico e l'assenza di fatto di responsabilità su entrate e uscite da parte delle autonomie locali.
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È stato il trionfo del «piè di lista», osserva il ministro dell'Economia Giulio Tremonti nel suo intervento in videoconferenza alla ventesima edizione di «Telefisco», l'appuntamento annuale del «Sole 24 Ore» dedicato ad una panoramica di tutti i temi caldi dell'agenda tributaria dell'anno. La riforma delle riforme - osserva Tremonti - è proprio il federalismo fiscale: non si tratta di un «salto nel vuoto», al contrario può essere considerato un «passaggio verso l'Europa», attraverso il ritorno alla regola fondamentale della spesa controllata direttamente dai cittadini.
Addizionali Irpef
Federalismo fiscale come un processo che comincia adesso e si svilupperà «nei prossimi dieci anni». Da qui l'invito a non focalizzare l'attenzione sulle questioni oggetto in questi giorni di acceso confronto politico, in particolare le modalità applicative del federalismo municipale, ma a guardare oltre, a un processo che «non è impostato in modo traumatico o istantaneo». Un cambiamento che Tremonti definisce storico, soprattutto nel punto fondamentale del passaggio della spesa storica ai costi standard. Il livello identificato - osserva - «è il più alto possibile, è quello delle regioni del nord, non quello delle regioni meridionali più povere».
Quanto alle addizionali Irpef a beneficio dei comuni, in attesa della futura compartecipazione del 2% che il decreto legislativo riconosce ai municipi, per Tremonti si tratta non certo di un obbligo «ma di una facoltà, e la scelta dipende dai cittadini. Sono gli amministratori che sotto il controllo dei cittadini, devono risparmiare». Il dibattito è in corso in sede politica e alla "bicameralina" di San Macuto, comprese le spinte per la proroga di sei mesi nel varo di tutti i decreti legislativi.