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Questo articolo è stato pubblicato il 17 febbraio 2011 alle ore 07:49.
Nella "fabbrica di San Pietro" del federalismo i lavori non si fermano mai. Nel decreto attuativo sul fisco municipale – che il governo ha inviato alle Camere insieme alle osservazioni sul 15 a 15 registrato in bicamerale il 3 febbraio scorso – è apparsa la precisazione che l'Iva da distribuire ai comuni sarà legata ai consumi. Il perché lo spiegherà il ministro Roberto Calderoli sia martedì e mercoledì prossimo a Palazzo Madama, sia a inizio marzo a Montecitorio.
Il dibattito parlamentare sul fisco comunale inizierà a marzo
Ma con o senza voto fiducia? «Si vedrà», si è limitato a rispondere il responsabile della Semplificazione. Tutto ciò mentre in bicamerale è ufficialmente partito l'esame del provvedimento su tributi regionali e costi standard sanitari.Il calendario del dibattito parlamentare è stato fissato dalle rispettive conferenze dei capigruppo. Anche se per la discussione davanti ai deputati una data precisa ancora non c'è. Ieri i presidenti dei gruppi si sono limitati a prendere atto che per tutta la prossima settimana l'assemblea sarà impegnata sulla conversione del dl milleproroghe e che dunque il dibattito parlamentare sul fisco comunale non potrà iniziare prima del mese entrante. In entrambi gli appuntamenti Calderoli sarà accompagnato dal suo collega delle Riforme Umberto Bossi. I due illustreranno le modifiche al testo introdotte in commissione e i motivi che hanno spinto l'esecutivo ad andare avanti nonostante il pareggio di 15 giorni fa.
Il dlgs spedito alle Camere ricalca quello messo a punto in bicamerale dal relatore Enrico La Loggia (Pdl). Fatto salvo il chiarimento inserito all'articolo 2 che la compartecipazione all'Iva attribuita ai comuni sarà determinata sì da un successivo decreto del presidente del consiglio (dpcm) ma «assumendo a riferimento il territorio su cui è determinato il consumo che ha dato luogo al prelievo». In sostanza, i dati utilizzabili saranno quelli desunti dal quadro Vt delle dichiarazioni e non quelli di contabilità nazionale elaborati dall'Istat. Con l'ambizione implicita di arrivare a segmentare i flussi dell'Iva dichiarata su base provinciale (se non addirittura comunale) anziché regionale come avviene oggi.