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Questo articolo è stato pubblicato il 22 aprile 2011 alle ore 07:35.

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di Maria Carla De Cesari
Alla contraddizione di tanti controlli e scarsa efficacia hanno fatto riferimento molti lettori nel dibattito avviato sul sito www.ilsole24ore.com. Tanti accessi in azienda (è il termine tecnico per indicare le visite degli ispettori per spulciare registri e fatture, verificare la corrispondenza tra presenze e lavoratori assunti e così via), eppure l'evasione fiscale – scrive, per esempio, Gaetano – tocca i 120 miliardi di euro.

Il paradosso con cui da anni si confronta il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, insieme con i suoi colleghi di Governo, è tutto qui: rendere i controlli efficaci nel reprimere l'illegalità, per evitare che i controlli stessi siano un handicap per la parte sana delle imprese e un incentivo alla corruzione. Le esperienze che raccontiamo in questa pagina, raccolte sul territorio e attraverso internet, dicono che la soluzione ancora non c'è. Tuttavia, se può consolare, da parte del ministro c'è la consapevolezza del problema (si veda «Il Sole 24 Ore» di ieri).

Si moltiplicano gli adempimenti
Luca, sul sito del Sole 24 Ore, scrive: «Sono un artigiano, vendo i miei prodotti in Estremo Oriente, soprattutto a Hong Kong». Complimenti, verrebbe da dire: Luca è la dimostrazione che l'innovazione può imporsi anche nei mercati più difficili. Il Fisco, però, ha le sue regole: Hong Kong è nella lista dei paesi Black list. Significa che il regime fiscale non risponde alle regole di trasparenza. Dunque, dal 1° luglio 2010 le operazioni con un Paese della lista nera vanno comunicate all'agenzia delle Entrate. Con quali costi? «Ogni comunicazione – spiega Luca – mi costa 30 euro più Iva, in quanto per inoltrarla devo appoggiarmi a un operatore autorizzato».

Il capitolo delle comunicazioni poste a carico del contribuente si è arricchito nell'ultimo anno: si è ripescato l'elenco clienti e fornitori, per esempio. Oppure, segnala Jovax, sempre sul sito www.ilsole24ore.com, per evitare le elusioni nelle operazioni intracomunitarie occorre «chiedere autorizzazione ad emettere fatture ad aziende con sede in altri Stati dell'Unione Europea. Quindi un'azienda, invece di essere incentivata a esportare, si ritrova una gabella burocratica». Il riferimento, per gli amanti delle sigle, è al Vies, cioè il "nullaosta" a effettuare operazioni intracomunitarie. Attenzione: senza Vies, le operazioni diventano interne, con fatturazione dell'Iva. Per inserirvi nell'elenco degli operatori intracomunitari l'Agenzia si prende 30 giorni per la risposta.

La telematica è a senso unico
A Bologna raggiungere l'agenzia delle Entrate via mail non è semplice. Per una ragione banale: gli uffici non sono in grado di ricevere la posta certificata. Quindi, non resta che affidarsi al fax o recarsi personalmente in agenzia, fare la fila e depositare a mano i documenti richiesti.

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