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Questo articolo è stato pubblicato il 18 maggio 2011 alle ore 13:11.

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È l'Africa il prossimo Eldorado degli avvocati. Ecco i nuovi ricchi che attraggono gli studi legaliÈ l'Africa il prossimo Eldorado degli avvocati. Ecco i nuovi ricchi che attraggono gli studi legali

La svolta della Costituzione in Kenya
Per i legali, un mercato interessante è anche il Kenya, che lo scorso 4 agosto ha approvato la nuova carta costituzionale. Oltre a garantire una maggiore stabilità politica, la Costituzione ha creato commissioni di vigilanza sull'attività parlamentare con lo scopo di tutelare la trasparenza sugli investimenti stranieri, minacciati da un elevato tasso di corruzione.

Con una crescita industriale superiore al 5% annuo e con un tasso di elettrificazione fermo al 18%, il Kenya rappresenta per gli investitori italiani uno sbocco geografico interessante, in particolare nel settore energetico che raccoglie circa il 60% degli investimenti stranieri. Secondo i dati diffusi dal dipartimento economico e commerciale dell'ambasciata italiana a Nairobi, negli ultimi 3 anni le esportazioni italiane verso il Kenia sono cresciute del 200 per cento.

Le aziende italiane e le partnership obbligatorie
Una delle aziende che ha investito nella regione è Finmeccanica, che ha recentemente inaugurato a Nairobi un ufficio affidato all'avvocato Francesco Tucillo. A novembre l'azienda ha firmato un contratto per la fornitura e l'installazione di sistemi radar che copriranno e controlleranno il traffico aereo dell'intero Paese, un accordo che vale circa 70 milioni di euro. Tra le new entry nel mercato c'è Dla Piper (già presente in Egitto, Ghana, Sud Africa, Tanziania e Zambia) che ha finalizzato un accordo di collaborazione esclusiva con lo studio keniota Iseme, Kamau & Maema (IKM). Si tratta della prima alleanza ufficiale tra uno studio keniota e una practice internazionale. Per operare in questi Paesi gli studi stranieri sono infatti obbligati ad associarsi con strutture locali. Una opportunità è offerta dall'African legal network (ALN), una rete di studi presente in Botswana, Burundi, Ethiopia, Kenya, Mauritius, Mozambique, Rwanda, Tanzania, Uganda e Zambia. Tra le firm internazionali che si appoggiano al network figurano Herbert Smith, Slaughter and May, Allen & Overy, Denton Wilde Sapte, CMS Cameron McKenna, Jones Day, Freshfields Brukhaus Deringer e Norton Rose.

Studi italiani assenti
Gli studi d'affari italiani mancano per il momento all'appello. «Gli italiani sono a Dubai e in Cina, ma non in Africa, mercato di cui non hanno ancora inteso le potenzialità soprattutto per quanto riguarda la possibilità di intercettare il lavoro di ritorno in Italia», osserva John Shehata, avvocato italo-egiziano che in Italia ha collaborato con gli studi legali Simmons & Simmons e Cba e che si occupa di rapporti commerciali tra Italia e Egitto.«Gli studi non hanno la lungimiranza di affrontare gli investimenti necessari per entrare nei nuovi mercati, ma i first mover avranno l'opportunità di costruire rapporti solidi con i gruppi africani che investono all'estero e avere ritorni importanti in patria», aggiunge Shehata. «Il territorio africano può rappresentare anche un terreno dove incontrare aziende italiane che dopo aver operato all'estero potrebbero investire i capitali ottenuti in Italia». Un esempio avviene in Egitto, dove alcuni di quelli che si occupano di infrastrutture, gasdotti e oleodotti, tornano in Italia per acquistare alcuni beni di ricambio. In Africa infatti i capitali italiani non mancano. In Egitto operano Italcementi e Bank of Alexandria (controllata di Intesa San Paolo) finanzia la medio impresa italiana. «L'equazione è semplice» conclude l'avvocato. «In Italia il mercato è saturo. Il Cairo ha 20 milioni di abitanti».

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