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Questo articolo è stato pubblicato il 01 luglio 2011 alle ore 17:04.

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Do you speak legalese? Ecco come cambia la lingua degli avvocati d'affari (Reuters)Do you speak legalese? Ecco come cambia la lingua degli avvocati d'affari (Reuters)

«To catch a whale or an elephant», catturare una balena o un elefante, espressione usata quando il team di banking riceve il mandato di un'operazione di finanziamento importante, rendere più «sexy» una presentazione aggiungendo grafici o immagini, «blue sky thinking», pensare con la testa tra le nuvole per trovare soluzioni creative alle esigenze legali del cliente. E ancora, «from soup to nuts», dalla zuppa alle noccioline, quando un team ha seguito un'operazione dall'inizio alla fine.

Ecco alcune delle espressioni entrate a pieno titolo nel «legalese», il vocabolario inglese dei termini usati negli studi legali d'affari per rendere le conversazioni tra colleghi meno noiose, e in alcuni casi criptate.L'inglese è la lingua franca dei business lawyer, che tuttavia hanno adattato l'idioma di Shakespeare alle loro esigenze.
Un fenomeno che grazie alla globalizzazione della comunicazione, alle email scambiate tra colleghi in sede diverse dello stesso network, a Twitter e ai blog, ha contagiato anche l'Italia. «Il legalese è un problema che accomuna sia gli avvocati d'affari che i principi del foro, anche se si manifesta con «forma» totalmente diversa e ha origini anche queste molto diverse», commenta Silvia Surano, avvocato d'affari che ha fatto del social network Twitter uno strumento di lavoro e aggiornamento.

«Gli avvocati d'affari hanno una missione: essere internazionali. L'avvocato d'affari ha una law firm e non uno studio legale, è un attorney e non un avvocato, utilizza la & e ha sempre dei partner. L'avvocato d'affari non ha il praticante, ha il trainee. Non si manda il curriculum vitae, ma application. Non collabora ma crea partnership. Non telefona, organizza una call o meglio una conference call, perché bisogna essere sempre tanti», commenta Surano con ironia.
Le aree di attivitá di questi professionisti sono anch'esse fonti di mistero, con aree di specializzazione o practice area spesso abbreviate in sigle.

Diverso il discorso per gli avvocati tradizionali italiani, che basano il loro codice di conversazione sul latino.
Spiega Surano: «La professione si tramanda, così come gli atti, i modelli, le lettere. Si ritrovano espressioni pompose e articolate e assolutamente arcaiche, quasi si stesse facendo un'arringa nell'antica Grecia».
Il titolare dello studio é il dominus, che negli atti inserisce espressioni uscite dalla lingua comune tra cui «ricordo a me stesso», o «come lei mi insegna» per far presente un'ovvietà giuridica, o «nella denegata e non creduta ipotesi in cui l'Ill.mo Giudice adito» per prevedere il caso in cui il giudice dia torto.

Nelle lettere ci si riferisce a egregio, spettabilissimo, gentilissimo e un «a presto» si trasforma in un «lieto dell'incontro professionale e certa del suo celere e puntuale risconto in merito alla pratica de qua, resto a sua completa disposizione per quanto le occorresse e la saluto cordialmente».Studi legali adiacenti sono dunque separati anni luce per quanto riguarda la lingua.

Tornando al mondo corporate, Marie Clair, membro di un'associazione impegnata nella tutela della lingua inglese, spiega che la trasformazione della lingua deriva dall'influenza americana che ha introdotto espressioni collegate all'uso della tecnologia.

Tuttavia, al contrario di quello che si potrebbe immaginare, i responsabili della selezione negli studi non approvano i giovani che masticano il gergo legale senza avere ancora le mani in pasta nella professione.
Parlare di «sinergie» e «corporate retreats» (incontri tra gli avvocati per rafforzare il gruppo di lavoro) senza avere l'abilitazione in tasca potrebbe essere prematuro.

Giulia Picchi, Silvia Pavone e Marianna Valletta, della societá di comunicazione legale Marketude, osservano che il legalese si é trasformato negli ultimi anni in seguito alla necessità di interfacciarsi con imprese sempre più globalizzate e di rispondere in tempo reale a richieste via e-mail ricevute magari su smartphone o tablets.

«Il legalese classico era infatti caratterizzato dalla costruzione di periodi molto lunghi, da una punteggiatura che imbrigliava il discorso in un complesso labirinto da cui era difficile ricavarne il senso. Il nuovo legalese si caratterizza invece per una maggiore vicinanza al gergo economico-finanziario dove i termini inglesi mutuati dalla consulenza vengono italianizzati e storpiati. Tra i più diffusi nel linguaggio giornaliero ci sono billare, forwardare, staffare», spiegano.

L'uso di termini tecnici inglesi, rende invece talvolta la frase un vero esercizio di esperanto. Le consulenti di Marketude identificano in particolare alcune espressioni, tra cui «caricare i documenti nella data room»e «l'avvicinarsi del closing».

Spesso i termini inglesi vengono inoltre utilizzati in maniera impropria.
«Contract» non corrisponde al contratto italiano, così come «transaction» non è la transazione prevista nel nostro ordinamento», spiegano, aggiungendo che acronimi italiani come ADR, che in gergo giuridico si traduce in «a domanda risponde» vengono ormai utilizzati anche per indicare l'inglese Alternative Despute Resolution.

«Infine, espressioni perfettamente corrette ma dal significato non sempre rincuorante o in linea con le attese del cliente, come quando la segretaria risponde: «L'avvocato è in carcere. Non sappiamo se torna», concludono le specialiste.

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