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Questo articolo è stato pubblicato il 04 marzo 2013 alle ore 06:39.

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Poiché sono stati introdotti i nuovi reati (nell'articolo 25 del Dlgs 231/2001), di induzione indebita a dare o promettere utilità, e di corruzione tra privati, è necessario che i modelli siano adeguati prevedendo anche specifiche procedure interne per prevenire queste condotte illecite. Anche se la società non svolge attività che la portino a relazionarsi con organi della Pa, la fattispecie di corruzione tra privati (che non implica in alcun modo il coinvolgimento di funzionari pubblici) deve essere adeguatamente regolamentata nel modello
L'amministratore delegato della società ha commesso il reato di corruzione nei confronti di un amministratore locale, ottenendo una concessione indebita per la costruzione di alcuni capannoni, da cui ha tratto beneficio anche la società. Nei confronti di quest'ultima, nonostante l'esistenza di un modello organizzativo che contempla i reati contro la Pa, è chiesta l'applicazione delle sanzioni previste dal Dlgs 231/2001
La società deve provare il corretto funzionamento del modello e che tutte le procedure per prevenire il reato di corruzione sono state osservate. Occorre, in sostanza:
8aver adottato e attuato, prima della commissione del fatto, il modello;
8aver affidato a un organismo con autonomi poteri di iniziativa e controllo il compito di vigilare sul funzionamento e sull'osservanza dei modelli e di curare il loro aggiornamento;
8l'elusione fraudolenta dei modelli da parte delle persone che hanno commesso il reato;
8l'insussistenza di una omessa o insufficiente vigilanza dell'organismo di controllo
L'amministratore di una società ha corrotto, con la promessa di affidargli incarichi ben remunerati, il presidente del collegio sindacale di un'impresa concorrente, per ottenere informazioni riservate che hanno danneggiato quest'ultima impresa. Contestato il nuovo delitto di corruzione tra privati, il Pm chiede l'applicazione delle sanzioni previste dal Dlgs 231/2001 nei confronti della società «corruttrice»
Nel caso di contestazione del reato di corruzione tra privati (articolo 2635 del Codice civile), la società deve provare di aver inserito nel proprio modello il nuovo reato, prima della commissione del fatto illecito commesso dal proprio amministratore. Nell'ipotesi in cui questo non sia avvenuto, o quando l'adeguamento non sia ritenuto sufficiente, l'impresa sarà ritenuta responsabile e sarà sanzionata con la pena pecuniaria che va da duecento a quattrocento quote (o una sanzione massima pari a seicentomila euro)
Un dirigente dell'azienda che non ha funzioni apicali è indotto da un funzionario pubblico ad assumere indebitamente un proprio parente. Al dirigente è contestato il nuovo reato di induzione indebita a dare o promettere utilità e alla società la violazione del Dlgs 231/2001, anche se ha adottato il modello organizzativo
La società deve innanzitutto aver adeguato il modello organizzativo al nuovo reato prima della commissione dell'illecito da parte del dirigente. È necessario poi che il modello sia stato regolarmente adottato dall'azienda e che sia stato osservato. Bisogna che tutte le procedure per prevenire il nuovo reato siano state rispettate a tutti i livelli, compresa un'adeguata vigilanza su di esse
A un'impresa il cui dirigente ha commesso una violazione penale perseguita anche dal Dlgs 231/2001, è contestata la sanzione amministrativa. La società si difende opponendo il rispetto delle previsioni previste dal Dlgs 231/2001 e quindi la predisposizione del modello organizzativo. Tuttavia, il modello in uso non è ritenuto idoneo, perché esattamente uguale al fac-simile predisposto da un'associazione di categoria
C'è piena libertà formale, data l'assenza di moduli legali prefissati di redazione del modello. La società può predisporre i modelli organizzativi in piena autonomia, o usare modelli preparati dalle associazioni di categoria, che possono redigere codici di comportamento di portata generale. È necessario, tuttavia, che siano predisposti protocolli originali, aderenti alla singola realtà organizzativa, in modo da consentire l'adozione di modelli più efficienti e idonei a tutelare la società. Infatti, perché il modello possa svolgere i suoi effetti, deve essere progettato con un approccio «sartoriale», per l'impresa in cui deve essere applicato

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