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Questo articolo è stato pubblicato il 24 luglio 2013 alle ore 15:55.
"Il titolo di quest'incontro è l'Italia che vogliamo: lavoro, innovazione, opportunità. Questi tre termini sono strettamente connessi perché il paese può riprendersi dalla crisi solo se innova, si modernizza e crea opportunità per i cittadini". E' partito con la relazione del presidente del Cni Armando Zambrano il 58esimo congresso nazionale degli ingegneri, che quest'anno si svolge a Brescia. Nella tre giorni sarà analizzata da mille delegati la difficile congiuntura della categoria e del paese.
Una categoria che, nonostante la crisi, amplia costantemente i suoi ranghi. Il numero degli iscritti negli ultimi dieci anni, secondo gli ultimi dati, è passato da 150.294 a 234.425, con un aumento del 56%. Questo è avvenuto soprattutto negli ultimi quattro anni, quando altre professioni hanno visto ridurre i propri tesserati.
Decreto del fare
Il presidente del consiglio nazionale degli ingegneri non manca di lanciare, nel suo discorso di apertura, una stoccata alle lobbies, vanno combattute "quelle che operano pregiudicando il mercato nazionale e internazionale alterando la concorrenza con il gioco dell'interdizione e del rinvio". Un esempio concreto nel campo dell'edilizia è il decreto del fare, sul quale il Governo ha appena posto la fiducia, che introduce diverse novità, in gran parte condivisibili e giuste, ma che in qualche caso invece di semplificare complicano ulteriormente la vita. Zambrano si riferisce, in particolare, alla "singolare" disposizione sugli indennizzi per il cosiddetto danno da ritardo per la conclusione dei processi amministrativi; "una norma di marketing politico e non una misura che consentirà di accelerare i tempi". Una norma che era già nei progetti di riforma del ministro Bassanini di 15 anni fa, e che di fatto riduce la responsabilità e i costi per la pubblica amministrazione che ritarda un provvedimento, prevedendo non un risarcimento, bensì un indennizzo, che può anche essere irrisorio, pur in presenza di ingenti danni.
Una severa critica viene anche rivolta all'aumento delle competenze degli sportelli unici, che sulla carta dovrebbero essere uno strumento di semplificazione ma all'atto pratico si scontrano con la mancanza di collaborazione tra i vari enti che devono esprimere i pareri. Uno stato di cose chiaro agli ingegneri, costretti a fare il giro dei vari uffici per evitare che le pratiche restino sospese se si vuole evitare il ricorso alla Conferenza dei servizi, ribattezzata da Zambrano "la conferenza delle illusioni" (a dare forza a questo pensiero l'applauso della platea).
Decreto parametri
Zambrano, poi, auspica che si chiuda "la via crucis dei parametri per la definizione dei compensi dei servizi di ingegneria e architettura, per i quali abbiamo lavorato duramente insieme agli amici architetti". Si tratta delle tabelle che dovranno definire le basi per le gare di progettazione, dopo l'abolizione delle tariffe professionali. La prima versione era stata bocciata perché rischiava di sforare il tetto delle vecchie tariffe, violando un vincolo posto dal Dl liberalizzazioni. Adesso il decreto, opportunamente corretto dopo il richiamo del Consiglio superiore dei lavori pubblici, è stato appena licenziato dal ministero della Giustizia e si prepara a compiere gli ultimi passi. "Oggi – continua Zambrano – il provvedimento è all'esame del Consiglio di Stato ma siamo fiduciosi in un parere favorevole e sull'emanazione definitiva entro ottobre". Anche se il presidente non dimentica gli "infiniti e cervellotici ostacoli" che ci sono stati imposti "spesso anche da organismi dello Stato".
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