Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 27 ottobre 2013 alle ore 14:17.
L'ultima modifica è del 28 ottobre 2013 alle ore 08:19.

My24

Il conto complessivo delle imposte su risparmi e investimenti tocca quota 13 miliardi nei primi otto mesi dell'anno. Rispetto a fine 2011 il prelievo è quasi raddoppiato.
Sempre di più, quindi. Alla cassa del Fisco a pagare un conto più salato non sono soltanto gli immobili ma anche il risparmio degli italiani. Un crescita decisamente sostenuta se si pensa che i 13 miliardi di imposte totalizzati tra gennaio e agosto di quest'anno - seppur in modi e forme diversificate - sono già pari al dato dell'intero 2012 e, come detto, doppiano quelli registrati dalle statistiche fiscali del ministero dell'Economia nel 2011. E la stessa proporzione resta anche confrontando i dati di Bankitalia: l'appendice all'ultima relazione annuale evidenziava infatti un prelievo complessivo sui redditi da attività finanziarie nel 2012 sostanzialmente in linea con le cifre del Mef.

Naturalmente non può essere un caso. È invece il risultato di scelte di politica fiscale - adottate da Governi di diverso colore - che hanno man mano "chiesto" di più anche a questa componente patrimoniale oltre che al mattone. Il primo intervento che ha segnato la svolta degli ultimi due anni è rappresentato dall'aumento sulle rendite finanziarie: un salto in avanti dal 12,5% al 20% deciso con la manovra di Ferragosto 2011 dal Governo Berlusconi e entrato in vigore dal 1° gennaio 2012. Il rincaro del prelievo ha colpito, tra l'altro, i capital gain, i fondi comuni di investimento e le obbligazioni. Nessun ritocco, invece, per la tassazione di Bot e Cct che è stata mantenuta al 12,5% proprio per conservare l'appetibilità dei titoli del debito pubblico in un momento già di gravi difficoltà finanziarie per l'Erario.

Di fatto, quell'intervento ha aperto una strada percorsa poi lungo un'altra direzione dall'Esecutivo Monti. Il decreto salva-Italia di fine dicembre - anche questo varato in piena emergenza finanziaria - ha introdotto (insieme all'Imu) una mini-patrimoniale sui risparmi: il nuovo bollo sulle comunicazioni finanziarie che ha colpito, per esempio, tutti i depositi finanziari anche in questo caso a partire dal 2012.
I dati delle statistiche fiscali, elaborati dal Sole 24 Ore nel grafico qui a destra, riflettono le modifiche intervenute. Prendiamo l'esempio dell'imposta sostitutiva sui redditi di capitale e plusvalenze. Le entrate da questa voce sono aumentate di quasi il 156% tra i primi otto mesi 2011 e i primi otto di quest'anno, quando hanno toccato quota 1,56 miliardi. Inoltre, lo stesso bollettino delle Finanze ha messo in risalto nelle scorse settimane come l'andamento positivo per le casse pubbliche (e un po' meno per le tasche dei contribuenti-risparmiatori) deriva oltre che dall'aliquota più alta sulle rendite anche dalla «buona performance dei rendimenti di capitale realizzati dalle società che operano nel risparmio gestito e nella previdenza complementare». Più investimenti positivi, più incassi per lo Stato. Un'equazione "semplice" la cui portata non deve essere sfuggita anche all'interno del Governo Letta, visto che nelle prime bozze della legge di stabilità - ora all'esame del Senato - era circolata l'idea di rivedere ulteriormente al rialzo l'aliquota. In questo modo le ritenute, le imposte sostitutive su interessi, premi e in generale sui redditi da capitale e su alcuni redditi diversi (per esempio, plusvalenze da cessione di azioni, partecipazioni, diritti o titoli di acquisto eccetera) sarebbero saliti al 22% dal 2014. Un'ipotesi rientrata nel testo defintivo ma che continua a circolare in Paralamento e che potrebbe anche ritornare all'ordine del giorno nell'iter di approvazione dell'ex Finanziaria.

Sui bolli, invece, il discorso è un po' diverso. La ciclicità del nuovo prelievo sulla componente risparmio e investimenti (i conti si vedono ad aprile e luglio) consente di stimare un importo complessivo che ha superato i 4 miliardi quest'anno. E una conferma indiretta che la progressione è questa arriva anche dalla relazione tecnica al disegno di legge di stabilità appena varato. Il provvedimento, infatti, punta a far salire l'importo del bollo dallo 0,15% allo 0,2% a partire dal prossimo anno con un'aspettativa di maggior gettito di oltre 500 milioni, calcolata sull'ipotesi che a fine 2013 si arrivi già a incassare 1,5 miliardi in più rispetto al 2012. A contribuire a questo risultato è anche l'aumento del bollo già scattato dal 2013 (dallo 0,1% allo 0,15%) e senza più il tetto massimo di prelievo di 1.200 euro come era avvenuto lo scorso anno.

Non sempre, però, la via della tassazione è destinata a produrre gli effetti sperati. Dopo rinvii e rifacimenti in corso d'opera, il 16 ottobre scorso gli intermediari finanziari hanno versato per la prima volta la Tobin tax "made in Italy" introdotta dalla legge di stabilità dello scorso anno. Il bottino - in base alle prime stime che Il Sole 24 Ore è in grado di anticipare - è piuttosto magro: appena 200 milioni di euro. Eppure il gettito dalla tassa sulle transazioni finanziarie era stato inizialmente quotato in un miliardo di euro per poi essere rivisto al ribasso (poco più di 400 milioni) durante l'anno.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi