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Questo articolo è stato pubblicato il 26 luglio 2010 alle ore 20:32.
«Verdini dice che lascia la presidenza del Credito cooperativo fiorentino perché questo polverone getta un'ombra sulla banca. Quella stessa riflessione andrebbe fatta anche rispetto al Pdl. E il garantismo non centra nulla, è una questione di opportunità politica». Benedetto Della Vedova, deputato Pdl vicino a Gianfranco Fini, ha pochi dubbi. «Garantista ero, garantista resto. Ma l'etica pubblica e l'etica politica non si misurano per differenza dal codice penale. Quella che dovrebbe investirci è una questione politica, di opportunità, di etica politico-civile».
La linea è la stessa espressa anche dal presidente della Camera, Gianfranco Fini. Ancora voci fuori dal coro nel Pdl. «Quando Verdini dice che lui verrà assolto, gli credo», precisa Della Vedova «non è questo il punto, ma il fatto - come qualcuno in questi giorni ha rilevato - è che l'Italia sia l'unico paese dove non c'è ricambio generazionale nemmeno nei faccendieri (vedi Carboni, ndr)».
I rapporti con i finiani nel Pdl sono già molto tesi dopo le dichiarazioni di Fabio Granata che ha criticato la scelta di revoca dello status di pentito a Spatuzza. Tanto che ora per lui si parla di espulsione dal partito. «Ipotesi ridicola» dice Della Vedova. «Per cosa poi? Lesa maestà? Reato d'opinione?» Granata «È una persona che viene dalla destra siciliana, legalitaria, uno che tiene alta la bandiera dell'antimafia in Sicilia, che non è solo la bandiera della sinistra». Legittimo per Della Vedova polemizzare e discutere su quello che ha detto, «eccessivo ritenere quella una ragione di espulsione».
Dopo le dichiarazioni di Granata le polemiche sono partite a grande velocità. Il Ministro della Difesa, Ignazio La Russa ha ipotizzato un dicastero, magari quello delle Attività produttive per Gianfranco Fini che «lasciando la presidenza della Camera potrebbe tornare a fare politica». Gli ha risposto Italo Bocchino: «Se Fini dovesse andare al governo credo che preferirebbe occuparsi di un grande blocco elettorale del centrodestra, cioè del comparto della Difesa. Per il quale, a suo tempo, indicò La Russa, il suo amico di allora».
«Per la verità - precisa Benedetto Della Vedova - mi sento vicino a Fini perché lavora nella prospettiva di un grande partito moderato, europeo, dell'innovazione. Dove i liberali stanno non come contorno ma come elemento propulsivo». «Un partito in grado di proporre innovazioni anche sui temi sociali, della bioetica, delle coppie di fatto. Un partito che abbia una visione sull'immigrazione e sull'integrazione che non sia la faccia feroce e per cui la legalità e l'etica politica non coincidano con il diritto penale. Il resto, comprese queste dichiarazioni di La Russa, poco conta».