Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 05 ottobre 2010 alle ore 14:37.
È il giorno della posa della prima pietra del partito di Gianfranco Fini. Oggi infatti nella sede di Farefuturo, il pensatoio promosso dall'ex leader di An, i 34 deputati di Futuro e libertà, i nove senatori (all'appello manca l'ex tesoriere di An Francesco Pontone) e i quattro europarlamentari hanno lanciato idealmente la creatura voluta dal presidente della Camera (guarda la fotogallery con tutti i protagonisti) con la nascita del comitato promotore del nuovo soggetto politico. E domani ci sarà un primo test tra Pdl, Lega e finiani per verificare la tenuta della maggioranza.
Il presidente della Camera, aprendo il confronto, ha spiegato ai suoi cosa si attende dalle prossime settimane. «Noi non sappiamo cosa c'è dietro l'angolo - ha detto Fini - io auspico che il governo arrivi a fine legislatura ma bisogna anche tenersi pronti a eventuali sorprese». Dunque pronti al voto se la situazione precipitasse. E il leader della Lega, Umberto Bossi, risponde a distanza.«Anche Fini dice di prepararsi al voto? In primavera ci saremmo andati comunque - avverte il Senatur - anche senza quest'ultimo scontro tra Fini e Berlusconi».
Quanto al nuovo partito, l'ex leader di An ha detto che «non sarà una An in piccolo, ma un Pdl in grande. Non ho in mente un partito ma un movimento che aggrega, un movimento politico d'opinione piuttosto che una struttura pesante radicata sul territorio». In coda al confronto, poi, Fini accenna anche alla legge elettorale.«La legge elettorale così com'è a me non piace. Cominciamo a discuterne, a ragionare sulla posizione da prendere», dice agli otto finiani che restano più a lungo a parlare con lui e che sono destinati a costituire il comitato esecutivo del futuro partito (Bocchino, Viespoli, Briguglio, Granata, Della Vedova, Menia, Moffa e Urso, vedi la fotogallery per un loro profilo). E intanto scrive al presidente della commissione Affari Costituzionali Donato Bruno perché avvii l'esame della legge elettorale, come chiedono centristi e democratici. Ma Bossi sbarra la strada. «Abbiamo fatto tanto per cambiare la legge elettorale dopo Tangentopoli in modo da evitare che i deputati andassero in cerca di soldi per il partito e ora vogliono di nuovo cambiarla...».