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Questo articolo è stato pubblicato il 08 ottobre 2010 alle ore 11:30.
Il Nobel per la pace è stato assegnato a Liu Xiaobo, il dissidente cinese in prigione per aver diffuso il documento Carta 08, in cui si chiedono riforme politiche, compresa la libertà di riunione, di stampa e di religione. La motivazione del premio suona come un vero e proprio schiaffo in faccia a Pechino. «Il nuovo status della Cina impone maggiori responsabilità. La Cina viola diversi accordi internazionali di cui è firmataria, così come le sue stesse norme che regolano i diritti politici».
Il presidente americano Barack Obama ha reso omaggio oggi alla assegnazione del Nobel per la Pace al dissidente Liu Xiaobo ed ha chiesto alla Cina di liberarlo. Obama, che ha ricevuto il premio l'anno scorso, ha ricordato di avere detto in tale occasione che «molti altri che avevano ricevuto lo stesso premio avevano sacrificato molte più cose rispetto a me: questa lista adesso include Liu che ha sacrificato la sua liberta per difendere le sue convinzioni».
Il presidente Usa ha definito Liu «un portavoce coraggioso ed eloquente per il progresso dei valori umani attraverso mezzi pacifici e non violenti, compreso il suo sostegno per la democrazia, per i diritti umani e il rispetto della legge». Obama ha quindi chiesto al governo cinese di liberare Liu «al più presto». «Negli ultimi 30 anni la Cina ha fatto enormi progressi nel campo delle riforme economiche, migliorando la vita della sua popolazione e strappando centinaia di milioni alla povertà - ha affermato Obama - Ma questo premio ci ricorda che la riforma politica non ha avuto lo stesso ritmo e che i diritti umani di base di ogni persona devono essere rispettati. Chiediamo al governo cinese di liberare Liu al più presto».
La notizia dell'assegnazione del Premio Nobel per la Pace 2010 all'attivista per la democrazia ha fatto il giro del mondo, ma è stata censurata dai principali siti internet e siti di informazione in Cina. Alla semplice ricerca con le parole chiave 'premio Nobel, pace, Liu Xiaobo' non compare alcun risultato sui principali portali di informazione e sui motori di ricerca come Sina, Sohu e Baidu. La censura è stata attivata anche su Weibo, un social network simile a Twitter. Il telegiornale della sera della tv di Stato Cctv ha aperto sulle inondazioni nell'isola cinese di Hainan.