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Maroni: rischi elevati di infiltrazioni per il corteo Fiom di sabato

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Questo articolo è stato pubblicato il 14 ottobre 2010 alle ore 14:49.

Per il corteo della Fiom di sabato ci sono «rischi elevati di infiltrazioni» di gruppi violenti. Lo ha detto il ministro dell'Interno Roberto Maroni durante la trasmissione Porta a Porta, annunciando che domani incontrerà i vertici della Fiom: «Il rischio c'è, lo hanno detto i servizi segreti ieri al Copasir. Ci sono rischi di infiltrazione di gruppi, anche stranieri». Maroni ha poi annunciato oggi che scriverà una lettera a Michel Platini. «Se l'Uefa avesse adottato, come noi abbiamo suggerito, le misure di prevenzione che noi abbiamo già nei campionati italiani, ma che non possiamo applicare per le partite internazionali, cioè daspo e tessera del tifoso, vi assicuro che quello che è successo non sarebbe avvenuto». Il titolare dell'Interno ha respinto così le critiche rivolte al Viminale e alle forze di polizia per i disordini di Genova in occasione del match Italia-Serbia.

Sugli incidenti anche la Federazione Italiana Gioco Calcio ha fornito all'Uefa il video di Italia-Serbia e aspetta di poter inviare alla confederazione europea anche una relazione sull'incontro di martedì. Il rischio, infatti, è che l'Italia, in quanto organizzatrice della gara, sia sanzionata insieme alla Serbia: la decisione dell'Uefa arriverà il 28 ottobre.

Sui disordini, però, Maroni non ci sta ad accollarsi le responsabilità di quanto accaduto e sostiene che c'è stata «una sottovalutazione dell'intelligence serba». Il titolare dell'Interno ha ricostruito la cronistoria dei messaggi intercorsi tra la polizia serba e quella italiana. Maroni ha così ricordato che l'8 ottobre l'intelligence serba aveva mandato un messaggio nel quale si parlava della presenza a Genova di un centinaio di tifosi, divisi in due gruppi, che sarebbero rincasati alla fine dell'incontro. «Una nota del genere - ha spiegato il ministro - ci ha indotto a considerare che le nostre forze di polizia avrebbero potuto gestire la situazione con un certo numero di forze dell'ordine. Se ci avessero invece informati che sarebbero arrivate bande criminali che avrebbero messo a ferro e fuoco lo stadio, avremmo agito in maniera diversa. Per cui, nessun appunto viene fatto al prefetto, al capo della polizia e alle forze dell'ordine»

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Quanto alle critiche che gli sono giunte dal sindaco di Genova, Marta Vincenzi, il titolare del Viminale non si scompone, dopo aver chiesto che Ivan, il capo degli ultras serbi, sia «incriminato per strage». «Ho le spalle larghe - dice - ci rido sopra. Ma sono qui per accertare le responsabilità, per prendermi le responsabilità. In questo caso, ci sono tanti professori in giro, ma nessuno prima ha detto "attenzione". Parlano tutti dopo».

Intanto si va delineando il quadro dei tifosi coinvolti negli incidenti di Marassi. Il bilancio definitivo della notte di guerriglia sarebbe per ora di 45 persone denunciate a piede libero, tra cui 4 cittadini comunitari, 35 decreti di espulsione e 8 arresti. Gli otto ultrà serbi arrestati, con ipotesi di reato che vanno dalla resistenza a pubblico ufficiale al danneggiamento aggravato, dalla violazione delle norme di ordine pubblico al porto abusivo di oggetti atti a offendere, sono stati tutti trasferiti nelle carceri genovesi di Marassi e Pontedecimo. Dove restano in attesa delle udienze di convalida del fermo che, secondo fonti della questura, potrebbero svolgersi già oggi. Mentre sono 19 i tifosi serbi, di ritorno in patria da Genova, che sono stati fermati dalla polizia di frontiera. Come ha riferito oggi l'emittente tv B92, da ieri sera diversi autobus con a bordo decine di tifosi sono entrati in Serbia attraverso i posti di confine con Croazia e Ungheria. (Ce. Do.)

VISTI DA LONTANO / Per la stampa internazionale gli ultras serbi vogliono sabotare l'ingresso di Belgrado nell'Ue (di Elysa Fazzino)

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