Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 28 dicembre 2010 alle ore 08:24.
Incertezza delle imprese e dei consumatori sulla messa al bando dei sacchetti di plastica per la spesa. Il cosiddetto "milleproroghe" (il testo è pubblicato sul quotidiano in edicola) non sembra parlare della questione dei sacchetti non biodegradabili, lasciando in sospeso la messa al bando che in teoria dovrebbe partire dal 1° gennaio.
Non ci sono i decreti applicativi, non le norme tecniche. Non le sanzioni. Non c'è alcun criterio per stabilire che cosa è biodegradabile e che cosa no: dal punto di vista tecnico, perfino il sacchetto di plastica è biodegradabile, ma con tempi decisamente lunghi. Non ci sono state le sperimentazioni per le quali era stato stanziato un miliardo di euro. Ci sono dubbi sui sacchetti d'importazione, come aveva detto anche l'Unione europea quando aveva bocciato una normativa simile introdotta dalla Francia.
Così negozianti, consumatori e produttori di sacchetti di plastica e di carta sono incerti su quello che potrà accadere la settimana prossima. Che cosa faranno i supermercati? Come consegneranno i prodotti i farmacisti, i lattai, i fruttivendoli e tutti gli altri negozianti?
Potrebbe essere un cambiamento forte nelle abitudini di tutti gli italiani. Oppure potrebbe non accadere niente. I vantaggi per l'ambiente sono altrettanto ambigui: secondo le ricerche condotte in Francia, i sacchetti biodegradabili hanno il vantaggio che si dissolvono senza lasciare traccia, mentre quelli di plastica tradizionale hanno il vantaggio di essere inerti e stabili, senza rilasciare nulla nell'ambiente. Però quando sono gettati senza criterio sono orrendi, e in mare possono nuocere ai cetacei come delfini, orche e balene, che li scambiano per cibo.
Se non ci saranno i sacchetti di plastica della spesa – questo è certo – i cittadini avranno una risorsa in meno per racchiudere la spazzatura, uno dei modi più comuni di riusarli. Invece di ricorrere al riuso, compreranno al supermercato i sacchetti neri da immondizia, che sono usa-e-getta. I sacchetti biodegradabili (di carta o delle tecnoplastiche come il mater bi, un ritrovato tutto italiano che piace nel mondo) non si prestano all'immondizia generica, poiché si rompono e si aprono con facilità, soprattutto se piove.