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Questo articolo è stato pubblicato il 15 marzo 2011 alle ore 18:15.

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di Nicoletta Cottone

L'aula del Senato ha dato il via libera con 203 voti a favore, 14 voti contrari e 33 astenuti al ddl sulle quote rosa nei cda delle società quotate e a partecipazione pubblica. Il provvedimento, approvato in sede redigente, (in aula solo le dichiarazioni di voto e l'ok finale), tornerà in terza lettura alla Camera che lo aveva approvato in prima lettura il 2 dicembre 2010.

Un iter pieno di stop
Un iter tormentato quello delle quote rosa, pieno di stop, come quello dell'8 marzo che doveva simbolicamente chiudere l'esame del provvedimento in commissione Finanze, stoppato dal governo che aveva espresso parere negativo sull'entrata a regime dal 2015. Tutto si è sbloccato dopo l'approvazione dell'emendamento della relatrice Maria Ida Germontani (Fli), frutto del lavoro bipartisan di tutta la commissione. Anche se l'argomento può sembrare limitato alla sfera economica e finanziaria «siamo di fronte – ha sottolineato la senatrice Maria Ida Germontani - a una riforma "epocale" che giunge, per le donne italiane a ridosso delle celebrazioni del 150* anniversario dell'unità d'Italia valorizzando il contributo delle cittadine italiane dal Risorgimento nazionale alla Resistenza».

Marcegaglia a Letta: fate le quote rosa anche in politica
La leader degli industriali Emma Marcegaglia, all'assemblea di Unindustria, ha chiesto al sottosegretario Gianni Letta di «dare più spazio alle donne che lo meritano, noi lo facciamo nelle aziende quotate, ma voi fatelo anche in politica e nelle amministrazioni pubbliche». Senza ghettizzazione, ha ricordato la presidente degli industriali, «ma credo sia giusto dare più spazio alle donne», e ha aggiunto che «Confindustria ha impiegato 100 anni per assegnare a una donna la presidenza anche se ha scelto un momento così critico per farlo»

Per la Lega è «un privilegio per legge»
In aula è serpeggiato anche il dissenso. La Lega Nord ha votato sì, anche se per il senatore del Carroccio, Roberto Mura, «si crea un privilegio femminile per legge», oltre al fatto che «le donne non hanno bisogno di privilegi, ma di diritti e responsabilità». Qui i primi segni di approvazione da parte di alcuni senatori della maggioranza. «Se fossi una donna mi sentirei umiliata per essere stata nominata in base a una legge», ha concluso Mura tra gli applausi di molti senatori. Undici i senatori che si sono iscritti a parlare in dissenso alla legge sulle quote rosa nei cda, fra cui la senatrice di Coesione nazionale, Adriana Poli Bortone e la radicale del Pd, Emma Bonino. Che ha annunciato che i radicali eletti nel Pd non avrebbero partecipato al voto sul ddl. Per Piero Fassino (Pd) l'approvazione della legge sulle «scrive una bella pagina parlamentare e dà un impulso forte alla modernizzazione del Paese». Per la senatrice Giuliana Carlino (Idv) «raggiungere una parità effettiva tra uomini e donne sia nelle istituzioni che nella società é nell'interesse della "salute" della nostra democrazia, perché non é pensabile che la parte più numerosa dei cittadini italiani non sia adeguatamente presente in tutte le sedi in cui vengono prese decisioni per il funzionamento del nostro paese».

L'entrata in vigore slitta a dodici mesi
Rispetto al testo approvato dalla Camera l'entrata in vigore delle norme slitta a dodici mesi (e non sei) dall'approvazione della legge, con una percentuale di un quinto di donne nel primo mandato compreso tra il 2012 e il 2015. Quote rosa che andranno a regime con una percentuale di presenze femminili nei board delle società pari a un terzo nel secondo mandato tra il 2015 e il 2018. Le quote, però, sono una norma transitoria, valida solo per tre mandati dei cda e dei collegi sindacali. Il testo del ddl «è equilibrato e ragionevole con significative e importanti novità rispetto al testo della Camera», ha commentato il sottosegretario all'Economia, Sonia Viale, che ha seguito i lavori del provvedimento per conto del governo. Sulla gradualità dell'applicazione delle quote, Viale ha detto che è «necessaria e opportuna».

Il sistema sanzionatorio per le società inadempienti
In caso di inadempienza ci sarà una diffida della Consob a reintegrare il cda o i collegi entro quattro mesi. Nuova diffida a reintegrare entro tre mesi in caso di ulteriori inadempienze. A questo punto per chi non si adegua è prevista la decadenza del consiglio d'amministrazione o degli organi di controllo. E si pagano forti sanzioni pecuniarie: da 100mila a un milione di euro per i cda e da 20mila a 200mila per i collegi sindacali. L'autorità di vigilanza per le società quotate sarà la Consob, mentre per quelle pubbliche un ordine del giorno di Cinzia Bonfrisco (Pdl), accolto dal governo, impegna l'esecutivo a individuare la Civit come autorità di vigilanza sulle controllate pubbliche non quotate. Un regolamento del governo deciderà sulle società pubbliche. Un odg di Mario Ferrara (Pdl) impegna il governo ad adottare misure fiscali per compensare l'aggravio degli oneri a carico delle società per le assemblee straordinarie per adottare le modifiche statutarie legate alle quote rosa, mentre un odg della relatrice prevede un codice di autoregolamentazione del ministro per le Pari opportunità per le società che vorranno anticipare i tempi di applicazione delle quote rosa.

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